Blog DIGIMON(DI) – Tu chiamale se vuoi…elezioni (2.0, però!)

Poco meno di due anni fa, nel post Democrazia 2.0 (Lady Gaga for President ?) segnalavo questo curioso parallelismo:

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Per il nostro Paese il momento simbolico ha la data del 13 giugno 2011, appunto anno settimo del web 2.0 .  C’è un dato numerico sui referendum del 12/13 giugno che è incredibile, perché al di là delle percentuali di affluenza o di voto, i numeri “reali”, ovvero le persone, sembrano restituire come uno specchio (magari munito degli occhiali scuri del film di Carpenter, Essi vivono…), una nuova realtà.

Dato numero 1: il numero dei votanti SI a questi referendum è di 25.861.483 (è la media dei votanti SI ai 4 referendum).

Dato numero 2: utenti attivi in Italia su Internet, gennaio 2011 fonte audiweb, 25.849.000.

Bene, Febbraio 2013, si vota per le elezioni politiche. Ecco il nuovo dato aggiornato dalla stessa fonte, Audiweb:

38,4 milioni gli Italiani che hanno dichiarato di accedere a internet da qualsiasi luogo e device (da casa, ufficio, da luogo di studio o altri luoghi), pari al 79,6% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni. (Fonte Audiweb)

Insomma queste del febbraio 2013 sono le prime vere elezioni italiane dell’era web 2.0. E sono anche le prime che vedono presentarsi un movimento, come quello legato al comico Beppe Grillo, nato e cresciuto e sviluppatosi nella rete.

Ma quello che è davvero interessante è la trasformazione del Movimento Cinque Stelle(mai nome più brutto fu dato a un movimento o partito, anche se certo quel rimando alle classificazioni degli alberghi o dei ristoranti lascia intuire una destinazione di target assai diversa da quella consueta dei movimenti ambientalisti da cui larga parte dei partecipanti sembrano provenire) da “Movimento digitale” in “Corpo analogico”.  Nato nel 2009, sull’onda del successo del blog di Beppe Grillo e dei V-Day, il Movimento si espande attraverso i cosiddetti meetup, e si organizza orizzontalmente utilizzando un sito come quello di Grillo che, al contrario, orizzontale non lo è mai stato.

Ma la gestione locale dei meetup sì, anche se non sono mancati i conflitti, le accuse di verticismi e personalizzazione della politica. Alcuni di questi conflitti sono anche esplosi in personaggi che poi hanno subito una vera e propria “epurazione” (come i due consiglieri bolognesi, di cui uno, Favia, è subito riapparso nelle liste di Ingroia…), anche se molto spesso la questione dei “due soli mandati” è generatrice di conflitti soprattutto con chi non vuole più uscire dopo essere entrato nei luoghi delle Istituzioni.

Questo fondato da Grillo è un movimento che vive sulle contraddizioni, ma che sta crescendo in modo così esponenziale da far dubitare qualcuno (soliti malpensanti?…) che alcune sciagurate uscite del comico siano state pensate quasi per non avere un successo troppo eclatante. La cacciata dei due bolognesi, il suo intervento in video incazzato, il presunto abbraccio virtuale così facilmente strumentalizzabile con Casa Pound, la mancata partecipazione last minute all’intervista televisiva programmata su SKY: tutti elementi che se denotano una coerenza di fondo (poche regole e da rispettare, fine dell’epoca destra/sinistra si ragiona sulle idee e non sulle ideologie, fuoriuscita definitiva dalla TV come luogo simulacro del 900 superato dalla rete del XXI secolo, ecc…), nello stesso tempo creano argomentazioni per gli avversari, valide soprattutto per gli indecisi (quanti post su Facebook del tipo: voto Grillo o Bersani?).

Ma il vero rovesciamento della politica italiana è avvenuto con lo #tsunamitour, che si chiuderà proprio a Roma, alla vigilia del voto, prevedibilmente con la partecipazione di diverse centinaia di migliaia di persone. Quello che appariva come un movimento “virtuale”, legato alla cultura digitale della rete (anche le elezioni dei rappresentanti è stata fatta tutta on-line, non senza qualche riserva soprattutto per la poca trasparenza dei metodi e dei risultati, rimasti tutti dentro agli iscritti al movimento), improvvisamente, e non più attraverso appuntamenti “annuali” come i V-Day, si è trasformato in “moderno partito di massa”, capace di organizzare in tempi rapidissimi manifestazioni in poche settimane in decine di piazze italiane, tutte rigorosamente riempite da una folla entusiasta, certo anche curiosa di assistere al “Beppe Grillo Show”.  E che di “show” del comico genovese trattasi lo si può capire seguendo le dirette web (la tv digitale nella rete del movimento), dove ai grandi slanci di improvvisazione del talento comico di Grillo, si appoggiano dei precisi testi di uno spettacolo sapientemente costruito (con Grillo che inforca gli occhiali e legge i punti del programma sul suo iPad).

Di colpo il virtuale diventa reale, i meetup si trasformano in persone in carne e ossa che stanno in una piazza ad organizzare un evento, a discutere con la gente, raccogliere fondi, fare promozione elettorale…. Il digitale torna analogico, fondendosi nel corpo dell’operatore del Tour, Salvatore, che con la sua attrezzatura low hi-tech (iPad e monocavalletto e poco più) riprende il tutto e, a fine comizio, continua a girare mescolandosi tra la gente, lasciandola parlare, corpo analogico/digitale connesso, che dialoga con altri corpi mentre dalla rete altri corpi commentato via tweet, in tempo reale.

Che cosa sta succedendo? E’ già la rivoluzione? E perché gli altri partiti invece sono chiusi nel vecchio “tubo catodico” televisivo sempre più Versailles, e non possono/sanno uscire dai teatri per poche decine di persone? E quando lo fanno scivolano su errori di comunicazione clamorosa (la gaffe della foto “rubata altrove” della Piazza del Duomo piena/mezza vuota del comizio di Bersani è un po’ la metafora riassuntiva di questa incapacità).  Contemporaneamente altri “guitti” improvvisati che hanno cercato di cavalcare l’onda della protesta che Grillo ha saputo raccogliere, cadono in auto imboscate (la caduta di Oscar Giannino sul finto Master in economia è l’ulteriore dimostrazione che, oggi, con la rete non si può più mentire!).

Dall’altra parte, invece, come una vecchia maschera che ha ormai perso il suo pubblico (malinconicamente ci ricorda il Buster Keaton di Luci della ribalta di Chaplin), l’uomo del ventennio sembra risorgere come da un effetto Viagra della comunicazione. Di nuovo è su tutte le Tv, di nuovo non ha paura di mentire, di smentirsi, di lanciare promesse impossibili: lui è l’uomo della grande illusione italiana, e, incredibilmente, il suo piccolo Milan dei giovani, riesce a battere 2 a0 il Barcellona dei marziani Messi, Iniesta e Xavi.  Un preludio al suo nuovo successo?

Cosa accadrà lo sapremo tra pochi giorni (c’è il ritorno di Champions….), ma quello che più colpisce è questo processo di andata e ritorno dal digitale all’analogicodalla presenza virtuale nella rete a quella massicciamente fisica nelle piazze, un tempo luogo privilegiato della Sinistra italiana.

Già, la sinistra. Che fine ha fatto?  Abbattuta l’ondata interna rottamatrice renziana, l’ex PC sembra fare la fine del PC (inteso come computer…). Lo usiamo/rispettiamo ancora, ma rispetto ai più mobili e comodi dispositivi tablet e smartphone per la maggior parte del tempo li lasciamo lì, a casa o in ufficio. Per i nostri corpi del XXI secolo abbiamo bisogno di altri oggetti per comunicare/lavorare/vivere. E di un’altra politica…. Buon voto a tutti!

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