Qualche ora fa, in una bella libreria romana, Marco Martani (sceneggiatore, regista, produttore e amico comune), ha presentato questa nuova perversa fatica di Luca Poldelmengo (L’uomo nero, edizioni Piemme). E mi dispiace non esserci stato, non aver potuto condividere il piacere che le dotte parole di Marco – raffinato cultore del genere, si dice così, no? – avrà elargito al pubblico. Marco è stato il primo a cogliere il potenziale che la passione di Luca si portava dentro: qualche anno fa ha scelto proprio un suo script per segnare l’esordio quale regista. Luca che, intanto, fino a quel momento, senza demordere, si era dato da fare, con un manipolo di simpatici matti, a girare piccole storie, a mettere in scena racconti che diventavano, per lo più, cortometraggi – e credo di averne visto gran parte. Il film è Cemento armato. Luca è stato mio allievo del corso di sceneggiatura e regia, una decina di anni fa. Non so se, da questa cosa, ci abbia tratto qualche vantaggio, fatto sta che, ora, i suoi libri fanno parte di una parte della libreria che ho dedicato ai miei amici scrittori (proprio oggi m’è arrivato l’ultimo romanzo di Diego Zandel, Essere Bob Lang, anche lui appassionato di gialli e noir).

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