Blog NET NEUTRALITY – Val Kilmer, per sempre Huckleberry

Val “Huck” Kilmer è stato un personaggio solare e notturno all’unisono, un fuggiasco che si è fatto avvolgere, come un pipistrello “forever”, dalla notte per scomparire. Il nostro ricordo

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Ricordo che alla 64esima edizione del Festival di Cannes, nel 2011, sulla Croisette imperversavano le locandine del film di Renny Harlin, Linea Nemica – 5 Days of War. Su quei poster padroneggiava il volto di uno dei protagonisti, Val Kilmer. Si trattava il conflitto russo-georgiano del 2008 e oggi potrebbe sembrare il prequel dell’attuale situazione storica, con la differenza di un ideale, quanto macabro, “piano sequenza”, nel riappropriarsi il territorio ucraino. Ebbene, in quella edizione festivaliera, con Sergio Sozzo, direttore di queste pagine, ci divertimmo a rendere partecipi i gabbiani nel giudicare i film in concorso e aprimmo una rubrica dal titolo “Ai poster l’ardua sentenza…”. Non ricordo il motivo esatto di questa follia, probabilmente non c’era. Comunque sia, per la rubrica il nostro principale interprete ovviamente fu l’attore californiano di origini Cherokee. Val Kilmer più che riflettere su quel festival era ancora il riflesso del capolavoro di Michael Mann, Heat – la sfida.

Il riflesso, perché altrove, in una delle sparatorie più belle della storia del cinema. Il poliziotto insegue il ladro fino a un campo oltre le piste dell’aeroporto di Los Angeles, dove il duello ha termine. Il ladro attende il momento propizio nel buio per avere sotto tiro il poliziotto, attende che i riflettori segnalanti lo spazio in cui i velivoli devono atterrare si accendano per rendere visibile il suo antagonista. Tutto torna, ma il poliziotto coglie l’ombra dell’altro allungarsi sull’erba e punta la pistola dove sa che il corpo sta per materializzarsi. Val Kilmer è stato il riflesso memorabile di ogni sua apparizione, da Top Gun a Willow. Ladro di scena, non si conta quante volte nella sua carriera. Probabilmente la più memorabile, ma non certamente l’unica e sola, è da considerare nel biopic Tombstone. “I’m your Huckleberry…” (titolo della sua autobiografia del 2020), dice Doc Holliday, alias Val, che significa “sono quello che vuoi”, “sono l’uomo giusto per il lavoro…”. È stato il riflesso di Jim Morrison in The Doors, basta chiederlo ad Oliver Stone. “Registrai tre canzoni e le feci ascoltare ad Oliver Stone mentre percorrevamo Mulholland Drive. Gli dissi che in due ero io a cantare, e nella terza Jim Morrison. Le ascoltò e a un tratto disse, “Eccola!”. In realtà, fu un inganno, in tutti e tre i pezzi era la voce di Val Kilmer.

Se n’è andato a 65 anni per una polmonite, dopo aver combattuto con la tossicodipendenza e dal 2015 al 2017 con un tumore alla gola, che lo aveva praticamente reso afono. Nel 2021 grazie al documentario dal titolo Val, tutto ciò emerge. Val Kilmer è il riflesso dell’amoralità e in questo sta l’aspetto più profondo del suo fascino. Val Kilmer è stato un personaggio solare e notturno all’unisono, un fuggiasco che si è fatto avvolgere, come un pipistrello “forever”, dalla notte per scomparire. Val “Huck” Kilmer è una creatura notturna perché appartiene a un mondo diametralmente opposto a quello dell’operosità borghese, delle leggi e dell’efficienza; il suo è un mondo ancestrale, dove la natura è potente e il fiume impetuoso non si lascia governare. L’ardua sentenza è giunta al definitivo riflesso: “Coloro che cercheranno di trovare uno scopo in questo volto saranno processati; coloro che cercheranno di trovarvi una morale saranno banditi; coloro che cercheranno di trovarvi una trama saranno fucilati”.


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