BLOG – Speciale come Walt. I ricordi di Diane Disney Miller, scomparsa all'improvviso


Diane Disney Miller,
figlia di Walt Disney, è morta a Napa Valley, California, il 19 novembre 2013 in seguito a una caduta. Aveva 79 anni, ne avrebbe compiuti 80 il 18 dicembre. Mariuccia Ciotta dal blog ilciottasilvestri

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Diane si arrampicava sulle salite vertiginose di San Franciscocome una ragazza, sottile ed energica, e mi lasciava indietro a rincorrerla su verso il grattacielo dove all'ultimo piano c'era la sua casa con grandi finestre aperte sulla baia. E' lì, al numero 1080 di Chestnut street che abbiamo parlato di suo padre, tre giorni di ricordi e di grandi scoperte. Era il 2003, e Diane era ancora furiosa per la biografia non autorizzata di Marc Eliot,Walt Disney, Hollywood's Dark Prince, uscito dieci anni prima, zeppo di falsità, una raccolta di calunnie e di ignobili dicerie sulla vita di Walt. Diane mi condusse al piano terra dell'edificio in un box-cantina dove erano accumulati decine di fascicoli sulla causa intentata contro lo scrittore, e mi diede gli atti del processo dove punto per punto demoliva le bugie contenute nel libro, Walt antisemita, Walt figlio di una cameriera spagnola, Walt spia della Fbi…

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Felice di poter raccontare il papà di Mickey Mouse e il suo, mi disse che a cinque anni scappò urlando da cinema davanti alla Regina cattiva di Snow whiteMa Walt, ricordò, non si commosse e non modificò le scene più dark, “Ai bambini piace questo genere di cose!”. Bambini come i compagni di scuola che le chiedevano stupiti “Ma tu sei figlia di Walt Disney? Proprio quel Disney?”. Lei non se ne rendeva conto, si godeva soltanto i disegni che Walt portava a casa, il regalo di una casa-giocattolo e la sua caduta fuori dalla finestra, quando insieme alla sorella Sharon, adottata nel '36, si sporse troppo per farsi fotografare.
 
Un'infanzia e adolescenza passata a Los Angeles, dove Walt si era trasferito nel 1923 dopo il fallimento del primo Studio a Kansas City, e poi i viaggi in Europa, Inghilterra, Francia, Italia, fonti si ispirazione per tanti cartoon, le sorprese come quella ferrovia che circondava la casa, i giri sui pattini e in bicicletta nei viali di Burbank, le creature magiche e fantastiche, spettri domestici che l'accompagnavano, “Non ci leggeva le fiabe ma ce le raccontava quando eravamo in macchina… Parlava delle storie a cui stava lavorando…”.
 

 

 

Nella casa di San Francisco mi diede da sfogliare i libri illustrati che il padre acquistava in Europa, e in particolare un grande volume con le favole di Hans Christian Andersen. Le sue memorie di bambina erano piene di entusiasmo, ricordava, ridendo, il gusto per i cibi semplici di Walt: patate, granturco, stufato, zuppa di fagioli…. “Si raccontano storie di come mangiasse enormi bistecche, ma non è vero, non gli piacevano tanto…”. Meglio i fagioli in scatola di quanto faceva la fame a Kansas City.
 
Diane, figlia di “quel” Disney aveva scoperto che era una persona speciale solo da grande perché nell'età d'oro di Walt, era nata nel 1933, l'anno di Franklin D. Roosevelt, era troppo piccola perfino per Biancaneve, ma ci teneva a ripetere che suo padre non era il marchio di una major, ma “una brava persona” e che avrebbe dedicato la vita a far conoscere l'uomo al di là del mito. Ed è per questo che ha deciso di amministrare, indipendentemente dalla major, l'eredità del padre e di finanziare manifestazioni culturali con la Walt Disney Family Foundation. Prima di tutto l'Auditorium Disney di Los Angeles a Downtown, opera di Frank Gehry, finanziato insieme all'amata mamma Lillian, e poi il Museo Disneydi San Francisco, che ha avuto un lungo percorso prima di approdare nel verdeggiante Presidio davanti al Golden Gate.
 
La sua personale biografia di figlia, in polemica anche con l'ultimo testo di Neal Gabler, approvato dalla major senza il suo consenso, si estende lungo dieci stanze affollate di manifesti, giocattoli, monitor, premi Oscar, fotografie, filmati, schermi, miniature, lettere (tra le quali quella di ringraziamento di Charlie Chaplin). Era il suo vanto e la prova del suo coraggio nel raccontare momenti della vita di Walt Disney cancellati dagli Studios per mantenere intatta l'immagine di “zio Walt”. Lo sciopero del '41 a Burbank, per esempio, e i corti con Paperino anti-nazista.
 
Nel 2003, Diane mi aveva aperto la porticina di un grande capannone, sempre nella zona del Presidio, dove si nascondeva un tesoro, il materiale delle memorabilia disneyane accumulate in attesa del trasferimento al museo, che avrebbe aperto sei anni più tardi.
 

 

 

Diane si era dedicata a promuovere il monumento al pioniere dell'animazione, al rivoluzionario delle forme, anche in Italia, dove ancora l'ho incontrata per l'ultima volta nel 2011 in occasione del Biografilm Festival di Bologna, ed era vivace come sempre accanto al gigantesco e amabile Ron Miller, che a capo della Disney, dopo la morte dei Walt, ha prodotto una serie di indimenticabili commedie surreali (Il maggiolino tutto matto).
 
Anche Diane era una persona speciale e assomiglia a Walt per quel suo sguardo penetrante, l'ardore e l'ardire. Amava la musica, l'arte e il teatro, e perciò aveva aperto il Redcat, la “scatola nera”, una saletta aperta nel fianco dell'argenteoDisney Hall, dove tutto l'anno si programmano spettacoli d'avanguardia. Per il Museo, invece, aveva preferito San Francisco perché le sembrava una città più colta e sensibile di Los Angeles, più adatta all'artista Disney. Il primo incontro del Museo con la “City Light” di Ferlinghetti, però, era stato piuttosto freddo. Walt Disney, il venditore di fantasia? Ma Diane li aveva convinti che ce n'era un altro di Walt, e adesso il Museo, sempre affollato, è meta di giovani artisti e studenti di tutto il mondo.
 

Un altro motivo a favore di San Francisco è stato perché “noi viviamo lì!”, anche se la sua vera casa non era in città ma nellaNapa Valley dove con il marito Ron, ex campione di football, produce un vino pregiato, il Silverado declinato in Cabernet, Chardonnay, Sauvignon bianco… E dove ha allevato sette figli, il numero dei famosi nanetti.
 

 

 

L'impegno a diffondere la “verità” sul padre ha segnato gli ultimi anni della vita di Diane. Il suo tour italiano alla memoria è iniziato alle Giornate del cinema muto di Pordenone, artefice di iniziative editoriali e di retrospettive sui corti dell'origini. E' lì che l'ho incontrata per la prima volta, sempre a fianco di Ron, ed è lì che resta l'incanto della figlia di Walt Disney, combattente dagli occhi splendenti che ci lascia all'improvviso. E come accadde il 15 dicembre 1966, il mondo con le orecchie di Topolino piange. 

  

Mariuccia Ciotta dal blog ilciottasilvestri
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