Borat. Seguito di film cinema, di Jason Woliner

Due film in uno: politicamente poteva essere una bomba ma come spesso avviene con Sacha Baron Cohen, c’è l’illusione di trovare molto di più di quello che c’è. Su Amazon Prime Video.

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Probabilmente serve più adesso un film come Borat – Seguito di film cinema rispetto al film diretto da Larry Charles di 14 anni fa. Tra i due film Sacha Baron Cohen è passato per il giornalista omossessuale austriaco Brūno e per il dittatore Hafez Aladeen protagonisti sempre dei film del 2009 e 2012 diretti da Charles, oltre ad aver attraversato il cinema di Adam MacKay (il pilota gay francese Jean Girard di Ricky Bobby e il reporter di BBC News di Anchorman 2), Tim Burton (il barbiere rivale del protagonista in Sweeney Todd) e Martin Scorsese (l’ispettore ferroviario di Hugo Cabret) oltre ad essere stato il malvagio loandiere Thérnardier in Les misérables di Tom Hooper.

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In questo sequel il giornalista kazako Borat Sagdiyev ha appena scontato la condanna ai lavori forzati in un gulag per aver ridicolizzato il proprio paese con il suo primo film. Il suo Presidente lo fa tornare negli Stati Uniti e, per ingraziarsi Donald Trump, riceve l’incarico di portare in dono al suo vice Mike Pence una scimmia che è la più grande star del Kazakistan. Giunto negli States, scopre che la figlia Tutar l’ha seguito di nascosto; la ragazzina sogna di trovare un uomo ricco che possa renderla felice come Melania Trump.

Ci sono due film dentro Borat. Seguito di film cinema. Il primo è l’attacco politico diretto contro l’America di Trump. Sacha Baron Cohen mette in gioca ogni volta il suo umorismo dissacrante e la comicità stralunata. Si, scopiazza male Peter Sellers di Hollywood Party ma questo lo sapevamo già dal primo film. Ci sono delle immagini che restano a metà tra la finzione nascosta e tracce di un documentarismo rubato. Il metodo è sempre quello della candid camera che funziona nella sua ambiguità soprattutto nella parte della famosa intervista a Rudolph Giuliani, avvocato e consigliere di Trump, che ha creato un caos già prima dell’uscita del film; in questa scena infatti si vede l’ex-sindaco di New York che viene intervistato dalla figlia di Borat (interpretata dalla brava Maria Bakalova) in una stanza del Mark, un albergo dell’Upper East Side di New York. Giuliani prima chiede il numero di telefono alla ragazza e poi si ritrova steso sul letto con le mani dentro i pantaloni. Forse non ci interessa quanto questo momento possa essere vero o ricostruito o tutte e due le cose. Ci interessa piuttosto un film apparentemente distruttivo in cui si parla di negazione dell’Olocausto, delle visioni maschiliste incarnate attraverso delle regole di comportamento che il padre ha impartito alla figlia tramite un manualetto e di Covid dove il giornalista viene ospitato da due attivisti di QAnon che è forse la parte più riuscita perché si avverte per la prima volta uno smarrimento reale da parte del protagonista. Ma come è avvenuto con i tre film diretti da Larry Charles, anche stavolta c’è l’illusione che dentro Borat. Seguito di film cinema ci sia molto di più di quello che poi si trova. Sacha Baron Cohen sembra attraversare le inquadrature in modo indifferente ma poi si porta via tutto come un tornado. Peccato, perché il materiale era incandescente. Ci si aspetta il colpo del ko, invece arriva appena uno schiaffo leggero. Forse troppi sceneggiatori (ben 8!) hanno attenuato i colpi. Ci si immagina Ben Stiller del primo Zoolander con questo materiale in mano e sempre con Sacha Baron Cohen come protagonista. Chissà cosapotrebbe venirne fuori.

 

Titolo originale: Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan
Regia: Jason Woliner
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Maria Bakalova, Dani Popescu, Manuel Vieru, Rudolph Giuliani, Mike Pence
Distribizione: Amazon Prime Video
Durata: 95′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.08 (13 voti)
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