Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione, di Giovanni Troilo

Il racconto di un genio solitario attraverso il confronto con Bernini. Una storia ben nota, narrata in maniera espressiva grazie anche ai giovani attori protagonisti. In sala fino al 17 maggio

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Bernini-Borromini è un dittico indissolubile e non si potrebbe comprendere meglio la valenza dei due se non attraverso un confronto che gli stessi artisti, coevi, vissero nella Roma barocca in un secolo, il Seicento, in cui l’applicazione dei principi della Controriforma cattolica richiedeva il contributo indispensabile di architetti, pittori e scultori: richiamare a sé i fedeli, attirarli nei luoghi di culto con opere e costruzioni grandiose, che potessero suscitare stupore. Del resto la committenza, in questo caso papale, è il centro nodale da cui partire per avvicinarci alle personalità così diverse di Bernini e Borromini. In questo senso il documentario di Giovanni Troilo (regista, tra gli altri film d’arte, di Frida. Viva la vida), su soggetto di Luca Lancise, segue una narrazione che ripercorre i cantieri principali in cui i due astri nascenti lavorarono, insieme o da indipendenti, e le sfide che di volta in volta dovettero superare per dimostrare il loro talento: Palazzo Barberini sotto Urbano VIII, esponente della famiglia, che vede Bernini e Borromini esprimere la propria visione nella realizzazione di due scaloni; San Pietro, con il baldacchino, frutto della loro collaborazione; San Carlo alle Quattro Fontane, l’Oratorio di San Filippo Neri, la ricostruzione di San Giovanni in Laterano, Sant’Ivo alla Sapienza, affidati a Borromini; dall’altra parte Sant’Andrea al Quirinale, la fontana dei Quattro Fiumi e il colonnato di San Pietro, espressioni dirette di Bernini.

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Il documentari,o già dal titolo, sceglie il suo punto di vista, che è quello di un artista all’avanguardia che trae ispirazione dalle forme della natura per imprimere agli ambienti un senso si spazialità creativa, che si sviluppa in soluzioni innovative, libere dalle convenzioni e dalle credenze allora dominanti. Per questo le architetture di Borromini vennero etichettate come “opere del diavolo”, “creature assurde”, “chimere” rispetto alla razionalità più composta, ma non più solida, di Bernini. Accanto a un indole competitiva, compare anche una natura malinconica, mai soddisfatta fino in fondo perché imbrigliata da richieste che non potevano essere evase. Anche qui sta la differenza tra i due, nel rapporto con il potere. I giovani attori che interpretano Bernini (Pierangelo Menci) e Borromini (Jacopo Olmo Antinori), soprattutto quest’ultimo per ovvie ragioni, emergono all’interno di uno scenario molto suggestivo articolato come sale espositive di un museo con video-proiezioni o sfondi teatrali essenziali, dove i personaggi in costume si muovono nella penombra circondati da oggetti moderni che rievocano l’antico. E Borromini, quasi alla stregua di un eroe tragico, un Aiace, va incontro al suo destino, presentandosi sulla soglia dell’eternità.

 

Regia: Giovanni Troilo
Interpreti: Jacopo Olmo Antinori, Pierangelo Menci, Antonio Lanni
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 105’
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
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Il voto dei lettori
1.83 (6 voti)
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