L’autunno del mercato americano è arrivato e il mercato ha salutato i blockbuster per aprire le porte agli outsider. Gli underdog di questo mese hanno raccolto l’invito e in parte hanno riscattato i rendimenti deludenti della fine dell’estate. Il compito ingrato di colmare il vuoto di Fantastic Four è al di là delle loro possibilità ma i low-budget hanno fatto del loro meglio per attirare l’attenzione e ritagliarsi uno spazio nell’unica finestra che un calendario affollato gli ha lasciato a disposizione. Il week-end ha offerto soprattutto un duello al vertice tra The Perfect Guy e The Visit e il thriller di marca afroamericana ha vinto la volata su una linea del traguardo da venticinque milioni di dollari. La ScreenGems ha inaugurato il filone lo scorso anno con No Good Deed e il nuovo tentativo ha ripetuto gli stessi numeri. Il valore commerciale di questo tipo di pubblico era emerso con i cicli familiari di Tyler Perry e le potenzialità della commedia è stata stimata tra i novanta milioni di Think Like a Man del 2012 e i settanta milioni di Think Like a Man Too del 2014. I margini della sua variante del giallo morboso stanno intorno ai cinquanta milioni e il cast suggerisce la nascita di uno stardom specifico. Michael Ely è una faccia nota degli adattamenti dei libri di Steve Harvey mentre Sanaa Lathan ha partecipato ad un altro all-stars della comunità come The Best Man Holiday del 2013. L’anno d’oro della Universal ha coinvolto anche un cavallo azzoppato come Night M. Shyamalan e il cineasta indo-americano è tornato sulla scena e aver abbandonato la pretesa del kolossal lo ha fatto sentire molto più a suo agio. The Visit è costato appena cinque milioni e in pochi giorni ha incassato cinque volte il suo costo: era difficile fare di meglio con una firma che negli ultimi dieci anni aveva infilato un delusione commerciale dopo l’altro. The Last Airbender doveva essere l’inizio di una trilogia che è stata rapidamente congelata mentre After Earth si era salvato solo con la credibilità internazionale di Will Smith. Il caso di War Room di Alex Kendrick è la vera sorpresa di questa prima parte della pausa pre-natalizia e il regista ha persino migliorato i suoi insoliti standard. La Sherwood Pictures ha sempre prodotto delle storie edificanti per il proselitismo della chiesa battista di Albany e i suoi film non erano mai andati oltre i trentacinque milioni di Courageous del 2011. La cifra era già ragguardevole in relazione ai costi ma l’orizzonte possibile dei cinquanta milioni di War Room fa pensare che questa volta lo strano sodalizio religioso sia andato oltre la sua platea abituale.

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