Box Office USA 11/10/2010

Jesse Eisenberg in The Social Network di David Fincher
Josh Duhamel continua a rovinare la reputazione delle specialiste della commedia: dopo la principessina Kristen Bell in When in Rome, questa volta ha fatto inciampare una regina come Katherine Heigl. La star di Knocked Up e di The Ugly Truth non ha sfondato con Life As We Know It. L'autunno è più pigro del previsto e The Social Network l'ha spuntata di nuovo: il film di David Fincher ha tenuto benissimo dopo l'esordio e ha fatto parlare di sè. Chissà cosa ne pensa Mark Zuckerberg…

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Jesse Eisenberg in The Social Network di David FincherQuesta volta la bellissima Katherine Heigl ha fatto fiasco. Dopo una lunga serie di successi – iniziata con Knocked Up di Judd Apatow e finita con The Ugly Truth di Robert Luketic – l’eroina di Roswell e di Grey’s Anatomy è naufragata insieme a Life As We Know It, che ha clamorosamente mancato il primo posto della classifica americana. Dopo aver rifiutato l’etichetta di brava ragazza, l’attrice ha cercato di riprendersela con questa commedia dai buoni sentimenti, in cui fa la parte di una giovane che si prende cura del figlio di una sua amica morta in un incidente. La ricetta stavolta non ha funzionato e ha rovinato il nuovo tentativo di Josh Duhamel di sfondare nel genere, dopo il poco confortante esordio di When In Rome. Lì aveva fatto inciampare una specialista come Kristen Bell, e con Katherine Heigl siamo al suo secondo scalpo prestigioso… Se non altro, Life As We Know It ha vinto la sfida a colpi di zucchero con Secretariat, la nuova fatica della Disney basata sulla vita del celebre cavallo che nel 1973 perfezionò la Triple Crown e mandò in estasi tutti gli appassionati di corse. Nonostante lo sforzo dello studio, il film non è andato oltre il terzo posto e ha superato a malapena i dieci milioni di dollari. Il fiasco finale di questo duello ha fatto ulteriormente precipitare i volumi degli incassi, già spinti alla depressione dal tradizionale riflusso autunnale: era dal 2007 che il mercato di ottobre non partiva così male. All’orizzonte non si vedono né outsider capaci di uscire dai selected theatres, né tanto meno dei miracoli commerciali come il caso che l’anno scorso coinvolse Paranormal Activity dello sconosciuto Oren Peli.  Con queste cifre a ribasso, il primato è stato mantenuto da The Social Network di David Fincher, che già sette giorni fa doveva aver mandato il boccone di traverso a Mark Zuckerberg: la storia sulle oscure vicende che hanno portato alla nascita di Facebook è ancora al centro dell’attenzione, per quanto la distribuzione non sia certo quella di un blockbuster. Soprattutto, il titolo ha perso pochissimo rispetto all’esordio ed ha quindi viaggiato molto bene nel buzzing tra gli spettatori: a questo punto potrebbe lanciare la sfida a The Town di Ben Affleck, che fino a questo momento è l’unico vincitore di questo periodo di magra. Fuori dalla classifica, la media per sala più alta è stata fatta registrare da Inside Job di Charles Ferguson, che nel 2007 vinse al Sundance ed ottenne una nomination all’Oscar con No End In Sight. E’ il secondo documentario che si fa notare in questo momento complicato, dopo Waiting for Superman di Davis Guggenheim.

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