BRASILE 2014 – Cooling Break

Stop: cooling break, pausa di raffreddamento, fermata ai box per fare il pieno di liquidi sotto il micidiale caldo brasilano. E se tra time out e goal-technology il Calcio si affaccia finalmente nel nuovo millennio, forse, a pensarci bene, non è proprio un caso che ci sia stato una sorta di colling breack anche per il calcio europeo schiantato dalle sudamericane e salvato, sin ora, dai Terminator olandesi

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Stop: cooling break, pausa di raffreddamento, fermata ai box per fare il pieno di liquidi sotto il micidiale caldo brasilano. Partita importante Olanda-Messico: per la prima volta nella storia del calcio una partita è stata interrotta per un time out all’interno dei 45’ (in realtà, ufficiosamente e per volere dell’arbitro, già Stati Uniti-Portogallo di qualche giorno era stata interrotta). Insomma pian piano stiamo assistendo a significativi passi avanti regolamentari nello sport che più di tutti si era dimostrato refrattario al cambiamento e fieramente “novecentesco” nella sua filosofia: sono molte le novità che debuttano in questi mondiali (oltre al break, la strombazzata gol-technology sulla linea di porta e lo spray bianco per delimitare le punizioni) o che sono state annunciate per il futuro (la moviola in campo dal 2016…ne vedremo delle belle!). Stiamo entrando a tutti gli effetti nel XXI secolo par di capire, con buona pace dei puristi/tradizionalisti: ma queste sono le prime crepe nel dominio assoluto del faraone Blatter o è una sua ennesima manovra politica che shakespearenamente ne rinsalderà il potere? Vedremo…

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E se il Calcio si affaccia finalmente al nuovo millennio, forse, a pensarci bene, non è proprio un caso che ci sia stato una sorta di colling breack anche per il calcio europeo: le grandi nobili come Italia, Spagna, Inghilterra e le terribili “piccole” come Portogallo e Grecia, questa volta frenate dalla tradizione (e, nel nostro caso, da una programmazione di scuole calcio a dir poco vetusta) e uscite senza appello. Schiantate dalla freschezza fisica e mentale delle sudamericane che volano sulle ali di giovanotti velocissimi e sorridenti come James Rodriguez e Cuadrado (Colombia), Giovanni Dos Santos e Ochoa (Messico), Joel Campbell (Costa Rica) e ovviamente Neymar, la stella brasiliana a cui manca però ancora qualcosa per iscriversi al club dei Grandi. Quello dei Messi tanto per intenderci…

La debacle totale di un’Europa sempre più in crisi (sfiancata dal grande dilemma dell’unione economica-e-monetaria e ormai condannata a una salomonica e anemica “grande coalizione” a tutti i livelli) è per ora salvata da Francia e Germania (che giocheranno nei prossimi giorni il loro ottavo) e soprattutto dall’Olanda. Una nazionale sospinta dalla rabbia delle sue troppe finali perse (compresa l’ultima, ben giocata, contro un’imbattibile Spagna) e da un Arjen Robben versione Terminator. Gli orange non giocano certo benissimo, stanno rallentando sempre di più e sono molto lontani dai fasti del calcio totale di Cruyff e compagni, ma danno sempre una incredibile sensazione di consapevolezza nei propri mezzi. Proprio come il vecchio Schwary nel film di Cameron appunto, c’è un qualcosa di (bio)meccanico negli schemi di Van Gaal. Ecco che contro un formidabile e inesperto Messico, armonico in campo e meritatamente in vantaggio dopo il gol di Giovanni, Robben e Snejder prima aspettano che le furie verdi si scatenino e calino i giri e poi nell’ultimo quarto d’ora si accendono improvvisamente e imprimono il loro ritmo pareggiando con un gran tiro di Wes e sfruttando un rigore ottenuto con gran mestiere da Arjen. La partita è veramente tutta negli sguardi dei due allenatori: un glaciale e inquietante Van Gaal contrapposto a un turbine di adrenalina come Herrera. Peccato per il Messico. Anche se i superstiti Terminator europei (Germania, Francia e Olanda) dovranno superare ancora molte pericolose prove “sudamericane” prima di esultare. Come la stessa Costa Rica ci ha ben ricordato in serata…

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