BRASILE 2014 – Il ritorno del Re…(ovvero il n.10)

Il n.10 è un pò l’essenza del calcio e la sua messa in ombra negli ultimi decenni è stata un po’ il funerale dello spettacolo calcistico. Ma oggi, quarant’anni dopo la rivoluzione olandese, stiamo assistendo a Brasile 2014 al ritorno della “fantasia” nel calcio mondiale, sempre più meravigliosamente blended…

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Lionel MessiSarà che il luogo dove si tiene un mondiale ha la sua influenza… certo è che questa edizione brasiliana sembra tornare al calcio dei grandi fuoriclasse, dopo tanti anni di calcio muscolare e ipertattico. Si torna, cioè, al mitico n.10, quello di Pelè e Maradona (e Platini, Zico,  Baggio, Zidane, Totti, Del Piero, ecc…).

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Ma non è un ritorno al passato. Sembra, piuttosto, il completamente di un ciclo, innestato all’inizio degli anni 70 dall’Ajax e dall’Olanda di Johan Crujiff (che aveva il n.14 ma di fatto era un 10…), che rivoluzionò tatticamente il calcio dell’epoca attraverso una compressione nello spazio dell’intera squadra, utilizzando per primi il fuorigioco come strumento tattico, e restringendo il campo per i fuoriclasse di allora, che si ritrovavano a dover giocare sempre con attorno tre/quattro avversari a pressarli e marcarli. 

 

Johan CrujiffDa allora il calcio ha subito una trasformazione, anche con dei cambiamenti al regolamento – indirizzati a promuovere il calcio offensivo, e quindi gli attaccanti – che hanno molto modificato il calcio di allora. Dai tre punti per la vittoria ai (continui) cambiamenti sul fuorigioco, al passaggio indietro al portiere che non può prendere il pallone con le mani, al “fallo da ultimo uomo” con espulsione, ecc… Tutti cambiamenti che hanno sancito la fine di ogni possibile “catenaccio”, ma che hanno anche trasformato la maggior parte delle squadre in corazzate fortissime fisicamente, e tatticamente agguerritissime, e se da un lato per gli attaccanti rispetto agli anni 60/70 oggi è molto più facile arrivare da soli davanti al portiere (statisticamente la maggior parte dei gol attuali sono con movimento ad arrivare soli davanti alla porta e da calci piazzati), nello stesso tempo per i “fantasisti” lo spazio/tempo delle giocate si è ristretto anno dopo anno. Raddoppi continui su chi ha il pallone hanno reso difficile la vita per almeno trent’anni ai giocolieri del pallone, e solo alcuni super talenti sono riusciti a resistere alla velocità, durezza e intensità del calcio moderno.

 

Neymar jr.Ma oggi, quarant’anni dopo la rivoluzione olandese, stiamo assistendo a Brasile 2014 ad un ritorno dei fantasisti, e non è un caso che le nazionali che ne erano prive sono state tutte eliminate.

Tutte le 7 pretendenti alla finale del Torneo (permettiamoci di escludere il Costarica), hanno almeno un super talento (a volte anche più di uno) che ha la capacità di cambiare il volto di una partita in pochi secondi. Il Brasile ha Neymar, l’Argentina Lionel Messi, l’Olanda Arien Robben mentre la Germania sta ritrovando il miglior Thomas Muller. Queste sono le squadre favorite, che rappresentano un po’ il “classicismo” di questi anni. Ma contro troveranno le tre compagini rivelazioni del Torneo, che hanno anche loro i grandi fuoriclasse: la Colombia, con James Rodriguez (al momento il capocannoniere del mondiale), il Belgio di Eden Hazard, mentre la Francia si affida per ora al suo Karim Benzema, in attesa dell’esplosione di Antoine Griezmann.

 

Roberto BaggioPer molti storici e studiosi del calcio, il n.10 è un po’ l’essenza del calcio, e la sua messa in ombra negli ultimi decenni, in particolare negli anni novanta che sono stati quelli del trionfo del modulo 4-4-2 che costringeva i fantasisti a diventare punte o centrocampisti, è stata un po’ il funerale dello spettacolo calcistico. Oggi proprio l’esasperazione della tattica e della fisicità, che all’inizio avevano tolto spazio/tempo ai fuoriclasse, sembra ora relegarli nuovamente al centro dell’azione calcistica, che richiede sempre più destrezza, velocità di piede e testa, e soprattutto grande fantasia con cui saltare marcature e tatticismi sempre più “scientifici”. Insomma il n.10 è la variabile impazzita del calcio, soprattutto da quando giocatori come Ibrahimovic e lo stesso Messi, hanno innestato sul loro talento squisito una fisicità straordinaria, che gli permette di sostenere e resistere alle marcature tenaci e dure di questi anni. 

 

BenzemaSe gli spazi si restringono e il tempo per calciare si riduce, si ha certo bisogno di calciatori fisicamente straordinari (la media altezza della Germania è di 1,85m, la media!), ma anche di estroversi funamboli in grado di unire velocità, tecnica e resistenza, oltre ad una particolare capacità balistica. E’ il ritorno della “fantasia” nel calcio mondiale, e non è un caso che questa sia concisa con un imprevedibile e innovativo equilibrio che ha fatto si che le prime sedici squadre al mondo, nel corso degli ottavi di finali, si siano confrontate tutte in incontri alla pari, quasi sempre finiti nei tempi supplementari e determinati molto spesso dal caso (il palo del Cile contro il Brasile, il rigore all’ultimo minuto dell’Olanda con il Messico, il palo della Svizzera contro l’Argentina, il gol mancato all’ultimo minuto degli Stati Uniti contro il Belgio, e così via).

Insomma equilibrio tra le squadre – ma poi hanno vinto tutte le 8 squadre che avevano vinto i loro gironi – nuova creatività nei talenti, ma il tutto all’interno di squadre/contenitori che devono Hazardsaper far unire, mescolare (potremmo dire Blended per citare la più bella commedia dell’anno al cinema in questi giorni?), tecnica e forza, corsa e disposizione tattica, fantasia e potenza.

Se a questo aggiungiamo l’aspetto etnico, vediamo che le squadre migliori sono sempre più quelle multietniche, di cui il Belgio sembra essere, con la sua squadra giovanissima e supertalentuosa, la migliore rappresentante (non a caso le 4 squadre europee nei quarti sono quelle che più hanno innestato la multietnicità nel loro gruppo).

 

Chi vincerà, alla fine, tra la tradizione Brasile, Germania e Argentina (più l’Olanda, che però pur avendo disputato tre finali non ha mai vinto un mondiale) e la “nuova onda” del calcio della Colombia, del Belgio e della rinnovata Francia?

Mai come quest’anno sembra difficilissimo fare pronostici, ma noi ci proviamo lo stesso: Colombia a sorpresa sul Brasile, la Francia vendica il passato ed elimina la Germania, l’Olanda fatica ma vince mentre Messi supera il Belgio in un remake di Maradona a Messico 86.

E solo chi non li fa non sbaglia i pronostici…

 

 

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