BRASILE 2014 – La sconfitta post-moderna: Germania-Brasile 7-1

C’è qualcosa di tristemente post-moderno nella sonora sconfitta del Brasile, con la Germania, di ieri. Come se la tragedia della Storia, omaggiando la frase famosa di Carlo Marx, si ripresentasse al secondo giro come una vera e propria farsa. Come se tutto fosse già stato visto, miscelato e ripresentato in un delirante re-mix calcistico-culturale.

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Brasile 2014Tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia si presentano, per così dire, due volte: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.

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Karl Marx

 

All’origine del lutto sta l’ormai fin troppo celebrato Maracanazo, ovvero la sconfitta con l’Uruguay al mondiale in casa del Brasile del 1950. Tanta letteratura scorre, forse troppa, dentro le pieghe di quella sconfitta ad opera di una piccola nazione come l’Uruguay che però aveva in quel mondiale degli straordinari talenti calcistici, come Schiaffino e Ghiggia.

 

54 anni dopo, e 5 mondiali vinti dopo, il Brasile ottiene nuovamente di ospitare il Mondiale in casa, ghiotta occasione per la “grande rivincita”.  Ma lo scenario dell’epoca dell’assegnazione del Mondiale era diverso da oggi. Come ha raccontato l’ex calciatore brasiliano Giovane Elber (nome fantastico che sembra preso dal titolo italiano di un libro di Salinger…) al sito Goal.com, “Quando al Brasile venne assegnato il mondiale, c’era Ronaldinho nel pieno della carriera, c’era Adriano astro nascente e poco dopo è esploso un giovanissimo Pato. Puntavamo su di loro per questo mondiale, nessuno dei tre è stato in grado di esserci”.

 

Ed eccoli allora richiamare l’artefice dell’ultimo successo, quello del 2002 in Corea/Giappone, in finale proprio contro la Germania, Felipao Scolari, in una competizione nata tra le proteste popolari, ma che sembra da subito come segnata da uno scarto eccessivo tra le aspettative di una nazione, che negli ultimi dieci anni ha bruciato le tappe della crescita economica, con squilibri profondi e laceranti, e la realtà del calcio brasiliano degli Anni ‘10, con tutti i migliori talenti in giro per l’Europa ma soprattutto con una generazione di giocatori di buona qualità, ma dove non emergono i fenomeni, i grandi giocolieri del calcio che hanno fatto la storia e l’immaginario del Brasile. E così quest’anno, forse per la prima volta (sì, c’è il precedente del 1994, ma quella squadra aveva due formidabili attaccanti come Romario e Bebeto), il Brasile non è la squadra che gioca meglio, quella con i migliori talenti, che può essere battuta solo con la forza e l’organizzazione.  Anche il Cile e la Colombia hanno compagini in grado di giocare alla pari tecnicamente con il Brasile di oggi, e solo un po’ di fortuna e la bravura dei due giocatori di maggior talento, Neymar e Thiago Silva, hanno permesso alla squadra di casa di arrivare fino alla semifinale.

 

Brasile Germania 1-7Ma dall’altra parte non avevano più di fronte i “panzer” tedeschi di un tempo, squadre fortissime fisicamente che al massimo avevano un fuoriclasse (con l’eccezione anche qui della squadra dei primi anni settanta che poteva permettersi di non far giocare un talento assoluto come Gunter Netzer solo per gli equilibri interni di spogliatoio, ma aveva campioni del calibro di Beckembauer, Muller, Overath, Hoeness). No, oggi la Germania calcistica, che non vince un mondiale dal 1990 e un’europeo dal 1996, si è arricchita di quella che un tempo era la principale risorsa proprio del Brasile, ovvero la multietnicità.  E, oggi, una nuova generazione di “tedeschi” (ma guardate anche i Belgi…) provengono etnicamente da aree molto diverse del mondo, dalla Turchia ai Paesi Arabi, come dal centro dell’Africa. Il risultato è una squadra costruita sui giovani che già da almeno quattro anni (un po’ come fece la Spagna intorno al 2005/2006) giocano insieme, e pur mantenendo una fisicità notevole (ma non è quella che ha vinto con il Brasile) per la prima volta i tedeschi hanno un gruppo di giocatori tecnicamente superiori ai brasiliani.

Poi l’infortunio di Neymar, la squalifica di Silva, ed ecco un Brasile che si sente Leonida alle Termopoli, pronto a sostenere l’attacco dell’invincibile Germania. L’icona di Neymar sugli spalti, la sua maglia nelle mani del capitano David Luiz durante gli inni nazionali, e una partita che inizia con il Brasile all’arrembaggio, sostenuto dalla spinta del suo pubblico, mentre la Germania, forte e sorniona, controlla e riparte in contropiede.

Il risultato e che dopo 25 minuti la partita era finita, lo spirito eroico ed emozionale dei padroni di casa si è infranto con la presunzione di potere affrontare “alla pari” una squadra molto più forte di loro, mentre forse avrebbero dovuto fare come il Costarica con l’Olanda che per un soffio e molta fortuna stava per riuscire nel”colpaccio”.

 

il pianto di David LuizMa questa volta non ci sono stati suicidi, in Brasile. Quella di ieri è stata la Cronaca di una morte annunciata, alla quale in qualche modo i brasiliani sembravano già preparati. Ma nel modo in cui si è materializzata, 5 gol in dieci minuti, è davvero sembrata una grande farsa (anche se pare che ci sia stato un solo vincente che ha puntato sul 7-1 finale, 20 euro diventati in un attimo 50mila…).

E nella finale saranno i tedeschi a rischiare di subire una sorta di sindrome di invincibilità, che dovranno combattere per affrontare avversari molto più coriacei come Argentina od Olanda.

C’è una continuità in questo mondiale, dove i favoriti hanno sempre vinto. Dopo il primo turno sono passate tutte le otto squadre arrivate prime, e nei quarti hanno vinto tutte quelle che avevano i favori dei pronostici (e infatti la nostra scommessa su Colombia e Francia è stata vana, ma non su Olanda e Argentina). La Germania era visibilmente favorita, mentre stasera, in teoria, i favoriti sono gli olandesi, furbi, bravi e organizzati, con un tecnico di prestigio, che sembrano pronti alla loro quarta finale, dopo averne perse tre su tre. Ma in mezzo ci sta un ragazzo di nome Lionel Messi

 

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