BRASILE 2014 – Un caritatevole colpo di grazia

A cosa serve la finale del terzo posto? E’ questa la domanda che probabilmente si sono fatti tutti, ieri, prima del calcio d’inizio. Un premio di consolazione che ha visto uscire il Brasile ancora più distrutto e mortificato, artefice ancora una volta di una prestazione vergognosa. Menomale che è finita, hanno titolato i giornali carioca, e sinceramente non si può dare loro torto

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ScolariA cosa serve la finale del terzo posto? E’ questa la domanda che probabilmente si sono fatti tutti, ieri, prima del calcio d’inizio. La cosiddetta finalina, infatti, è prevista nel regolamento dei Mondiali di Calcio per mere motivazioni di palmares e coefficienti internazionali ma, più che un premio di consolazione, è vissuta dalle squadre sconfitte nelle semifinali come una fastidiosa e frustrante incombenza. Non è un caso che lo stesso Van Gaal, nonostante la sua squadra alla fine si sia guadagnata “la medaglia di bronzo”, abbia vissuto il match con sguardo assente, sicuramente già proiettato alla sua prossima avventura. Il pensiero del santone olandese era concentrato sul lavoro che lo attende a Manchester, sponda United, dove, aiutato dei milioni di sterline della proprietà, deve ricostruire dalle macerie disperate lasciate dall’uragano David Moyes (terribile fantasma evocato anche dai tifosi brasiliani per giustificare la disfatta contro la Germania, in un divertente fotomontaggio). Anche i giocatori dell’Olanda hanno giocato con sufficienza e tranquillità, cercando, piuttosto che vincere, di non brutalizzare ulteriormente gli stanchi padroni di casa, come a volergli concedere un caritatevole colpo di grazia .

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Chi è uscito ancora più distrutto e mortificato da questa partita di compensazione, è stato naturalmente il Brasile (squadra e nazione di tifosi), artefice ancora una volta di una prestazione vergognosa. Molti di noi speravano che, in un ultimo slancio di dignità, la selecao riuscisse a tirare fuori il coraggio e il carattere necessario a ottenere almeno questo piazzamento. Niente. La squadra vista ieri sera, per assurdo, è stata ancora più deprimente e imbarazzante di quella annientata dalla Germania. “Menomale che è finita” hanno titolato diversi giornali carioca e dispiace sinceramente vedere tifosi cosi appassionati e innamorati trovarsi di fronte alla tragedia di un collettivo di giocatori sopravvalutati e in evidente stato confusionale. Dove è finito “il grande talento” di giocatori come Oscar, Willian e Bernard, ragazzi pagati a peso d’oro e difficilmente recuperabili (dal punto di vista nazionale), dopo questo disastro? Che credibilità avranno gli agenti di Hulk, Paulinho o Dani Alves quando spareranno cifre astronomiche per vendere i propri assistiti? Quanto saranno contenti gli sceicchi parigini di aver ricostruito nel proprio club questa “implacabile” difesa verde-oro (ancora sentiamo, in lontananza, l’eco delle risate di Mourinho, seduto sui cinquanta milioni di euro pagati per David Luiz)? Una catastrofe calcistica di questo genere non ha giustificazioni ed è francamente impossibile analizzare in modo distaccato le cause. Tanti si divertono a trovare in Felipao Scolari il capro espiatorio di tutto. Certo, l’eroe del 2002 è riuscito a bruciare il suo immenso credito con convocazioni sbagliate (perché Lucas no e Maicon e Fred si?) e con scelte tattiche suicide. In più la sua presuntuosa determinazione a non volersi dimettere riesce quasi a farci rivalutare il nostro Cesare Prandelli (che dal suo esilio dorato in Turchia continua a blaterare di delusioni umane). Detto ciò, però, l’allenatore non può essere considerato il mostro di questa storia. Il vero colpevole forse è stato solo il destino. Con il senno di poi sarebbe bastato che quel tiro di Pinilla fosse entrato e noi oggi avremmo avuto un Brasile sotto shock ma pronto a ripartire con altre premesse, e ci saremmo risparmiati di vedere il disgustoso spettacolo di quella maledetta semifinale, una partita che entrerà nella Storia delle grandi catastrofi sportive.

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