Brotherhood, di Francesco Montagner

Presentato nella sezione Cineasti del presente di Locarno, è la storia di tre ragazzi cresciuti all’ombra del padre, un fanatico religioso di una frangia estrema dell’Islam che chiama alla guerra

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Brotherhood è una coming of age story ambientata tra le foreste della Bosnia, e parla di tre ragazzi allevati secondo i precetti radicali del padre Ibrahim, un predicatore che finisce in carcere dopo il ritorno dalla Siria, con l’accusa di terrorismo.

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Il film di Francesco Montagner, prodotto da Nadia Trevisan e Alberto Fasulo, riesce a risalire alla radice del fanatismo mostrando quella che potrebbe sembrare semplice obbedienza ai desideri paterni prima di trasformarsi in sottomissione. Viaggia su una linea sottile passando dal lecito all’illecito sempre restando sul confine di demarcazione, confermando come gli sviluppi in un senso o nell’altro siano imprevedibili. Quello per cui non c’è posto sono le illusioni, le speranze, i desideri, un ventaglio da aprire sul futuro riflettendo sulle alternative. Tutto è già deciso, tutto è imposto dall’alto in una inflessibile adesione ad un destino segnato dal divino. La cattura del padre mette i ragazzi per la prima volta in condizione di decidere, formarsi delle opinioni, assumersi delle responsabilità, ed il racconto si snoda durante i due anni di detenzione, un tempo nel quale ognuno di loro dovrà cercare una strada, restare su un sentiero o esplorarne uno nuovo.

Viene fuori il carattere, comincia a serpeggiare il dubbio, cominciano le lotte ed i litigi, si emettono giudizi di colpa o assoluzione. Il clima religioso, con il suo bisogno di ineluttabile, trova sostegno nei paesaggi, negli alberi che si perdono a vista d’occhio, nel rumore delle bestie al pascolo, lo scorrere ininterrotto del quotidiano, senza variazione, di una natura stufa nella sua maestosità, annoiata dal superfluo ronzio degli uomini. Dentro di loro non c’è pace, il cuore non smette mai di ragionare, ed il canto ipnotico del Corano riesce soltanto a mitigare un cervello infuriato dentro una piccola gabbia. Un contrasto accentuato anche dai colori rassicuranti del fuoco un bivacco, sul quale aleggiano le presenze degli spiriti, non bastano l’alba o la neve incontaminata di fronte all’urgenza di un mondo che non vuole saperne di fermarsi ad assecondare le voglie terrestri. L’ambiente dei pastori, scelto non a caso, rispecchia quello dei fratelli, nella mancanza di ribellione, la replica impossibile e muta ad un percorso indicato da qualcuno e l’incapacità di dissentire, come avviene nel caso di una fede cieca ed attenta soltanto a nutrirsi di intolleranza. La punizione del padre servirà a creare dei punti di domanda, ad incrinare il castello di bugie, quel seme è piantato tanto in basso da lasciare cicatrici tanto profonde, eppure una piccola crepa lascia la speranza di veder crollare tutto.

 

Regia: Francesco Montagner
Distribuzione: Nefertiti Film
Durata: 97′
Origine: Italia, Repubblica Ceca 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.8 (10 voti)
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