"Brothers of War – Sotto due bandiere" di Kang Je-gyu
Un film di guerra violento, esasperato, lacerante, che esplora con furore sentimentale autentico e tecnica da blockbuster collaudato la ferita ancora aperta della guerra di Corea del '50. Un conflitto brutale, all'ombra delle grandi potenze, qui deformato dalla lente del legame tra fratelli.
Miracoli e contraddizioni della distribuzione estiva, che senza pubblicità, quasi all'improvviso, scaraventa nelle sale un film gigantesco, sfaccettato, anche contraddittorio, ma che avrebbe meritato ben altro richiamo. Lo sfondo è di quelli impegnativi, la guerra civile coreana, iniziata nel
Brothers of War – Sotto due bandiere si avvale di un impianto visivo impressionante al servizio di una narrazione compulsiva, che cerca di stemperare gli inevitabili manicheismi, ma che egualmente soffia sull'orgoglio e l'eroismo. Nonostante la pesante carica retorica e moralista, la guerra è descritta in tutta la sua furia nichilista e i due eserciti che si scontrano sono dichiarati composti da poveracci messi a spararsi l'uno contro l'altro. Certo i comunisti del nord compiono atrocità e angherie indicibili (sterminio di villaggi, torture, trabocchetti esplosivi), ma sono bilanciati dall'inabissamento di Jin-tae e di altri soldati del sud, persi nella spirale cieca della vendetta (esecuzioni sommarie, accanimento contro i prigionieri). In questa descrizione violenta e sporca degli scontri viene a inserirsi il cuore drammatico del film, la relazione protettiva-distruttiva tra i due fratelli. Se però la messa in scena del conflitto non ha nulla da invidiare all'asprezza formale di altri celebri esempi (i primi scontri del film di Kang Je-gyu sono persino più frastornati e terrorizzanti dello sbarco del tanto osannato Salvate il soldato Ryan), a mostrarsi più meccanico è proprio lo snodo drammatico: lo scontro di personalità tra Jin-tae e Jin-seok rimane ambiguo e irrisolto tra la guerra come distruzione dei legami (lo sprofondare di Jin-tae in un cuore di tenebra animalesco) e la guerra come esaltazione dei legami (l'istinto protettivo di Jin-tae è anche una metafora del legame indissolubile del popolo coreano). Kang Je-gyu sfrutta insomma sperimentati stratagemmi drammatici da blockbuster, sporcati con la descrizione cruda delle battaglie, evitando qualsiasi affondo troppo scomodo, virando anzi in alcuni casi verso una riconciliazione dal sapore forzato (l'incipit e il pre-finale ambientati ai giorni nostri). Il suo sforzo è comunque ragguardevole, verso un cinema sentitamente popolare, che però eviti le derive assolutorie del populismo più bieco. Brothers of War – Sotto due bandiere resta lontano dalla poesia umanista di altre recenti pellicole (Welcome to Dongmakgol, di Park Kwang-hyun – decisamente più ardito, nonostante le apparenze), eppure e un'esperienza cinematografica appagante e maestosa.
Titolo originale: Taegukgi hwinalrimyeo
Regia: Kang Je-gyu
Interpreti: Won Bin, Jang Dong-kun, Lee Eun-ju
Distribuzione: Indipendenti Regionali
Durata: 143'
Origine: Corea del Sud, 2004