"Brothers of War – Sotto due bandiere" di Kang Je-gyu

Un film di guerra violento, esasperato, lacerante, che esplora con furore sentimentale autentico e tecnica da blockbuster collaudato la ferita ancora aperta della guerra di Corea del '50. Un conflitto brutale, all'ombra delle grandi potenze, qui deformato dalla lente del legame tra fratelli.

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Miracoli e contraddizioni della distribuzione estiva, che senza pubblicità, quasi all'improvviso, scaraventa nelle sale un film gigantesco, sfaccettato, anche contraddittorio, ma che avrebbe meritato ben altro richiamo. Lo sfondo è di quelli impegnativi, la guerra civile coreana, iniziata nel 1950, a pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, e ben presto trasformatasi in uno scontro tra superpotenze (Usa, alleati al sud del paese, e Cina, alleata recalcitrante al nord) – primo devastante terreno di confronto per quella che sarebbe diventata la "guerra fredda". Il conflitto e le sue conseguenze sono stati messi in scena diverse volte dal cinema sud coreano, anche a pochi anni dal cessate il fuoco, con il ripristino della divisione al 38° parallelo, ma le pellicole sono sempre state sottoposte a censure ideologiche in chiave anti-comunista, che leggevano ogni tentativo di equanimità e condanna come un diretto attentato alla sicurezza nazionale. A distanza di oltre mezzo secolo Kang Je-gyu, in forza della credibilità guadagnata sul campo come regista e produttore (la traballante saga fanta-mélo di The Gingko Bed, del 1996, e soprattutto il thriller Shiri, del 1999), torna a guardare a quella guerra con nuovo afflato retorico e un oleoso messaggio pacifista. Due fratelli – Jin-tae, il maggiore, modesto lustrascarpe con il sogno di aprire un calzaturificio, e Jin-seok, il minore, studente in procinto di iscriversi all'università – sono arruolati a forza nell'esercito sudcoreano e costretti a combattere in prima linea. Jin-tae si ripromette di proteggere Jin-seok dagli orrori della trincea e cerca in tutti i modi di farlo rispedire a casa, dalla madre malata e dalla promessa sposa di Jin-tae stesso, perché li aiuti e sopravviva. Il suo comandante gli rivela che il congedo sarebbe possibile solo nel caso lui vincesse una medaglia al valore militare. Per questo Jin-tae si getta in ogni impresa rischiosa, ma l'adrenalina delle cariche lo trasforma gradualmente in una sanguinosa macchina da guerra che il fratello minore stenta a riconoscere. Nel lento deteriorarsi dello scontro la frattura tra i due fratelli si acuisce…

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Brothers of War – Sotto due bandiere si avvale di un impianto visivo impressionante al servizio di una narrazione compulsiva, che cerca di stemperare gli inevitabili manicheismi, ma che egualmente soffia sull'orgoglio e l'eroismo. Nonostante la pesante carica retorica e moralista, la guerra è descritta in tutta la sua furia nichilista e i due eserciti che si scontrano sono dichiarati composti da poveracci messi a spararsi l'uno contro l'altro. Certo i comunisti del nord compiono atrocità e angherie indicibili (sterminio di villaggi, torture, trabocchetti esplosivi), ma sono bilanciati dall'inabissamento di Jin-tae e di altri soldati del sud, persi nella spirale cieca della vendetta (esecuzioni sommarie, accanimento contro i prigionieri). In questa descrizione violenta e sporca degli scontri viene a inserirsi il cuore drammatico del film, la relazione protettiva-distruttiva tra i due fratelli. Se però la messa in scena del conflitto non ha nulla da invidiare all'asprezza formale di altri celebri esempi (i primi scontri del film di Kang Je-gyu sono persino più frastornati e terrorizzanti dello sbarco del tanto osannato Salvate il soldato Ryan), a mostrarsi più meccanico è proprio lo snodo drammatico: lo scontro di personalità tra Jin-tae e Jin-seok rimane ambiguo e irrisolto tra la guerra come distruzione dei legami (lo sprofondare di Jin-tae in un cuore di tenebra animalesco) e la guerra come esaltazione dei legami (l'istinto protettivo di Jin-tae è anche una metafora del legame indissolubile del popolo coreano). Kang Je-gyu sfrutta insomma sperimentati stratagemmi drammatici da blockbuster, sporcati con la descrizione cruda delle battaglie, evitando qualsiasi affondo troppo scomodo, virando anzi in alcuni casi verso una riconciliazione dal sapore forzato (l'incipit e il pre-finale ambientati ai giorni nostri). Il suo sforzo è comunque ragguardevole, verso un cinema sentitamente popolare, che però eviti le derive assolutorie del populismo più bieco. Brothers of War – Sotto due bandiere resta lontano dalla poesia umanista di altre recenti pellicole (Welcome to Dongmakgol, di Park Kwang-hyun – decisamente più ardito, nonostante le apparenze), eppure e un'esperienza cinematografica appagante e maestosa.


 


Titolo originale: Taegukgi hwinalrimyeo


Regia: Kang Je-gyu


Interpreti: Won Bin, Jang Dong-kun, Lee Eun-ju


Distribuzione: Indipendenti Regionali


Durata: 143'


Origine: Corea del Sud, 2004

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