Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe, di Salvador Simó

Premiato agli EFA come miglior film d’animazione, uno spaccato inedito della vita di Luis Bunuel. Abbandonata Parigi, sono gli anni delle riprese di Las Hurdes e dell’avvento della guerra civile…

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Arrampicato sul fianco di una delle montagne selvagge dell’Extremadura, regione remota della penisola iberica, al confine tra Spagna e Portogallo, si stagliava il villaggio di Las Hurdes. Arroccato e poverissimo, tutto di pietra e fango, squadrato. Un labirinto per i visitatori forestieri, che a un primo colpo d’occhio poteva ricordare il duro carapace d’una vecchia testuggine. Così era apparso a Luis Buñuel e alla sua troupe quando vi giunse, nel 1933, per girare il documentario Terra senza pane, meglio noto appunto, come Las Hurdes. Un capolavoro nato quasi dal caso, letteralmente dalla fortuna. L’idea gli era stata suggerita da una tesi di dottorato donatagli dal geografo Maurice Legendre, ma mancava il denaro per passare all’azione. Ed ecco la fortuna: l’amico Ramón Acín, artista poliedrico e produttore, la notte di Natale del 1932 vinse il premio ‘gordo’ della lotteria, un bottino di 150.000 pesetas che resero possibile il finanziamento d’un film altrimenti impossibile. L’apparizione nei cinema parigini, prima, di Un chien andalou ma poi, soprattutto, de L’âge d’or, che aveva scandalizzato il côté cattolico e benpensante del pubblico e dell’industria cinematografica europea, poco incline a tollerare quel ‘pericoloso’ accostamento di Sade e Sacre Scritture, gli aveva reso quanto mai arduo trovare qualcuno che lo aiutasse a realizzare un’opera successiva. Solo un amico e compagno anarchico come Acín, affiancato da Rafael Sánchez Ventura, ‘collega’ di studi e di idee, avrebbe potuto sostenerlo nell’impresa. E così fu.

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Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe, esordio alla regia di Salvador Simó che ha alle spalle un lungo apprendistato nella factory Disney, tratto dall’omonima graphic novel di Fermín Solís e trionfatore agli European Film Awards 2019 nella categoria animazione, si presenta dunque come uno straordinario making of, un ‘dietro le quinte’ che, giocando magistralmente con i linguaggi, tra immagini animate, suggestioni oniriche e surreali, musica ed estratti del repertorio filmico del regista aragonese, illumina un momento puntuale e cruciale – e poco noto – della biografia di Buñuel, raccontandoci in primo luogo del periodo trascorso a riprendere le genti dell’Extramadura, senza però sottrarsi a importanti incursioni nel passato e nel futuro, nel prima e nel poi della vita del regista: l’educazione d’infanzia presso i gesuiti, la maturazione dell’astio per quella società così intimamente clericale e reazionaria in cui era cresciuto e che avrebbe ben presto lasciato spazio libero all’avvento del franchismo, il difficile confronto con l’autorità paterna, il culto quasi mariano per la madre, Parigi e le avanguardie, il rapporto ambiguo e frustrato con il troppo celebre amico Dalì, e poi la rottura, il cambio di rotta, che lo portò a lasciarsi alle spalle (momentaneamente) il surrealismo.

L’esperienza di Las Hurdes, testimonianza autentica, neorealista ante-litteram in un certo senso, così permeata da un autentico spirito antireligioso, con quel bianco e nero tagliente e disperato, rappresenta il tassello fondamentale di questo discorso, nonché il punto di partenza per molte sue opere successive, in particolare quelle girate in Messico, su tutte Los Olvidados – I figli della violenza.

Una storia singolare e ‘minuscola’ , quella diretta da Salvador Simó, fatta di rapporti tra persone, di amicizie, inimicizie, povertà e umanità, realtà e sogni, che sapientemente si apre alla grande Storia collettiva, in modo rispettoso, ingentilito dall’immagine animata, ma così ben costruito da uscirne potenziato: siamo alle porte della guerra civile spagnola e Las Hurdes diventerà ben presto uno dei simboli della resistenza antifranchista. Buñuel sarà costretto ad emigrare, Acín e sua moglie, assieme a molti altri artisti e intellettuali spagnoli e internazionali, accorsi in Spagna per lottare in difesa della Repubblica e della libertà, come ci ricordano le pagine meravigliose di Orwell ed Hemingway, verranno fucilati dalle milizie ‘azzurre’ di Franco. Il film sarà censurato: uscirà in sala poco dopo, sul finire del 1936, ma il nome del produttore scomparirà immediatamente dai titoli. E così sarà fino alla morte del dittatore.

 

Titolo originale: Buñuel in the Labyrinth of the Turtles
Regia: Salvador Simó
Distribuzione: Draka
Durata: 80′
Origine: Spagna/Paesi Bassi/Germania, 2018

 

 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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