"Cado dalle nubi", di Gennaro Nunziante
Più che discreto l'esordio del comico 'Zelig' Checco Zalone sul grande schermo. Entra ed esce dal film, regala assoli , semina scompiglio. Merito però va dato anche a Nunziante che non concentra il film tutto su di lui ma regala spazio anche ai personaggi secondari, tra i quali prevalgono Dino Abbrescia e un grande Ivano Marescotti
Gli esordi dei comici dal piccolo al grande schermo possono apparire spesso rischiosi. Certamente ci si possono ritrovare delle caratteristiche che ne hanno decretato il successo in tv ma il rischio è quello che il film sia incentrato tutto su di loro e la storia e i personaggi secondari possono restare semplici elementi di contorno. In effetti anche il personaggio protagonista di Cado dalle nubi è proprio il doppio di Checco Zalone, il popolare comico di Zelig. Dopo aver cercato per anni di raggiungere il successo e soprattutto dopo che è stato scaricato dalla sua ragazza, decide di lasciare il proprio paesino della Puglia, Polignano, per andare a Milano e cercare di sbarcare il lunario. Gli inizi sono difficili. È ospitato a casa del cugino gay e provoca disatri in ogni situazione che lo vede coinvolto. Poi conosce Marika e qualcosa comincia a cambiare. Nella comicità di Zalone la parola muove il corpo. Entra ed esce dal film, regala assoli (la canzone dedicata ad Angela è una grandiosa poesia demenziale, la scena nel locale gay è degna dei fratelli Farrelly), semina scompiglio (confonde Alberto da Giussano per un Power Ranger), è autenticamente scorretto sulla linea di certi comici Usa. Gennaro Nunziante però mostra di avere sul film un tocco lieve ma intelligente e riesce a rimetterlo in carreggiata ogni volta che il film rischia di depistare. La sua scrittura (è stato sceneggiatore per D'Alatri in La febbre e Commediasexi) sfrutta certamente il vulcano Zalone che, per certi aspetti, può apparire come la reincarnazione dell'Abatantuono inizio anni '80, quello che chiamava il fratello gay “ibrido” in Il ras del quartiere. Però Cado dalle nubi ha anche il merito di andare oltre il protagonista, dando autonomia anche ai personaggi secondari. Ciò si può vedere in uno dei momenti più divertenti del film, come quello in cui il cugino finge di essere fidanzato con una ragazza dopo l'arrivo della sua famiglia dalla Puglia. Forse Zalone ha avuto la fortuna che altri comici di talento (come, per esempio, Ficarra e Picone e soprattutto Antonio Albanese) non hanno ancora avuto al cinema. Forse però la sua comicità ha un ritmo così irregolare che si riesce ad adattare meglio ai 'tempi cinematografici' nei quali trovano spazio anche Dino Abbrescia e soprattutto un grande Ivano Marescotti, degno caratterista e reincarnazione di quelle figure della commedia italiana degli anni '50 e '60, quasi un Claudio Gora con meno classe e più istintivo. Proprio quei personaggi di cui questo genere ha bisogno per potersi ri/alimentare.