Calcinculo, di Chiara Bellosi

Il secondo film della regista racconta i sogni senza saper sognare e non riesce a mettere a fuoco la complicità tra due emarginati. Alla Berlinale72 nella sezione Panorama.

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Non si vorrebbe mai scendere dalla giostra in Calcinculo. L’unico momento in cui Benedetta è libera è quando non posa i piedi per terra, pesarsi sulla bilancia, nascondere il cibo nella sua stanza. La stessa cosa accade alla transgender Amanda, che lavora lì in quel luna-park e non vuole larsi a nessuno.

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È una storia di momentanee complicità e di improvvise distanze Calcinculo, secondo lungometraggio di Chiara Bellosi dopo Palazzo di giustizia. Protagonista è Benedetta, una quindicenne a cui la famiglia sta stretta. Il padre è assente, la madre, che ha rinunciato a malincuore al sogno di diventare ballerina e controlla spesso la sua alimentazione per farla dimagrire. Dopo l’arrivo del luna-park, conosce Amanda, con cui entra subito in confidenza e che vorrebbe seguire nel suo mondo sregolato ma anche libero.

Dopo la giornata in un tribunale italiano di Palazzo di giustizia, il secondo film di Chiara Bellosi cerca continue vie di fuga in uno spazio aperto, fuori le porte dell’abitazione della protagonista e della roulotte dove vive Amanda. Lo sguardo della cineasta si attacca a Benedetta, segue le sue traiettorie nervose, filma la sua paura, indecisione e desiderio. Però la libera solo raramente, proprio nella scena del calcinculo del titolo (con cui viene chiamata la giostra a seggiolini del luna-park) mentre non dà l’impressione di sfruttare come potrebbe la parte on the road. È un film sulla complicità tra figure ai margini, ma anche il rapporto tra la protagonista e Amanda, dove Andrea Carpenzano fa avvertire eccessivamente i segni della costruzione del suo personaggio, viene illuminato solo a tratti e non spinge sulla momentanea attrazione ma soprattutto sugli improvvisi, spietati, rifiuti.

Calcinculo racconta i sogni senza saper sognare con i personaggi. Raccoglie solo frammenti di bellezza a intermittenza, proprio come la vita delle farfalle. Il disorientamento di Benedetta richiama quello di Marta in Corpo celeste. Nel film di Alice Rohrwacher però si percepiva proprio attraverso gli occhi della protagonista, in Calcinculo invece resta sfocato. Il cinema di Chiara Bellosi non riesce a liberarsi da un controllo formale che lo limita fortemente. Anche nei frammenti più riusciti (le scene in cui la protagonista balla) finiscono per diventare ripetitive dopo che si vedono per la terza volta. Al di là della storia raccontata, è un film già spento, appassito, che vuole mettere in evidenza un’autorialità precoce, esibita e alla fine inconsistente.

 

Regia: Chiara Bellosi
Interpreti: Gaia Di Pietro, Andrea Carpenzano, Barbara Chichiarelli, Claudia Salerno, Giandomenico Cupaiuolo, Francesca Antonelli, Alessio Praticò
Distribuzione: Istituto Luce – Cinecittà
Durata: 80′
Origine: Italia, 2022

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
Sending
Il voto dei lettori
2.73 (11 voti)
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