A pochi giorni dall'inizio del Festival di Cannes, in attesa di un Concorso ricco di opere attese e autori altisonanti, facciamo un tuffo nel passato e, in particolare, a quell'edizione del 1999 dove la giuria, presieduta da David Croneneberg, assegnò a sorpresa la Palma d'oro a Rosetta di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Un film – di cui recuperiamo qui il prologo mozzafiato in medias res, con la protagonista appena licenziata dal posto di lavoro – che anticipava con lucidità e rigore la crisi occupazionale del sistema lavorativo occidentale. A dieci anni di distanza, quella edizione del festival rimane ancora oggi una delle più "alte" e sorprendenti da un punto di vista qualitativo. Una competizione ricca di grandi capolavori, quasi tutti meritevoli del massimo riconoscimento, pellicole che, in un modo o nell'altro, segnarono il cinema d'autore di fine anni novanta: da Una storia vera di David Lynch a Ghost Dog di Jarmush, passando per Tutto su mia madre di Almodovar, Il viaggio di Felicia di Atom Egoyan, L'estate di Kikujiro di Takeshi Kitano, L'Umanità di Bruno Dumont, La lettera di Manuel de Oliveira, Moloch di A. Sokurov, L'imperatore e l'assassino di Chen Kaige. Quell'anno concorreva anche il nostro Marco Bellocchio con La balia. Speriamo che sia questo l'anno buono per… Vincere!

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