#Cannes 2017- Happy End. Incontro con Michael Haneke, Isabelle Huppert e il cast

Dopo la proiezione di Happy End, il regista, la protagonista e il resto del cast (Mathieu Kassovitz, Jean-Louis Trintignant, Toby Jones, Fantine Harduin) hanno incontrato i giornalisti

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Dopo la proiezione mattutina di Happy End di Michael Haneke, cast e regista hanno incontrato i giornalisti alla 70° edizione del Festival di Cannes. Happy End è incentrato su una famiglia francese, i Laurent, che vivono a Calais in Francia, città che confina con un grandissimo centro di accoglienza per immigrati. Oltre alle dinamiche familiari quasi sempre difficili e a loro modo perverse, oltre al discorso dell’immigrazione e del razzismo, molto spazio nel film è lasciato ai nuovi dispositivi che caratterizzano la nostra epoca. Molti sono gli schermi che appaiono nel film, incessante la presenza dei social media come ad esempio SnapChat. Interrogato su questo grande cambiamento che investe la società contemporanea Haneke ha detto di essere più che cosciente di questo: “Il mondo è cambiato moltissimo negli ultimi 20 anni, cambiano i rapporti e già nel mio primo film parlavo di questa perdita nello spazio così immenso, ma in Happy End non è questo il punto principale.” Il film è caratterizzato dall’uso del long take, evidente in particolare durante un dialogo fra Anne (Isabelle Huppert) e il figlio Pierre (Franz Rogowsky). “Fin dai miei primi film ho utilizzato i long take. Ovviamente dipende dalle situazioni ma in generale quando mostro la violenza  preferisco non farlo troppo da vicino. Per catturare l’umiliazione di quest’uomo mi sembrava una tecnica perfetta.

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E proprio in relazione alla tecnica e al montaggio  il regista austriaco ha spiegato il suo modo di lavorare che cerca di limitare gli imprevisti sul piano tecnico: “Io scrivo sempre uno storyboard e lo seguo alla lettera finché mi è possibile. Ovviamente se c’è un problema tecnico devo risolverlo ma la maggior parte delle volte il tutto riesce in sintonia con la mia idea iniziale. Per il montaggio è la stessa cosa, odio le sorprese e penso sempre a girare più scene dello stesso ciak così da avere poi una scelta vasta. I dettagli del montaggio stesso sono scelti già nello storyboard. Diciamo che mi tutelo dalla nascita di problemi. Amo che siano gli attori a sorprendermi  ma non i problemi tecnici!

Anche riguardo alla sceneggiatura Haneke ha una sua precisa visione: “Io metto insieme i personaggi  e creo la trama che però dev’essere semplice e non intricata. Mi piace creare la suspense con poco, in questo modo l’immaginazione del pubblico corre di più. Diciamo che non è proprio un sistema ma più un metodo, basato principalmente sul sapere fin dall’inizio dove la storia vuole andare. Questo perché se non lo sai la situazione si fa pericolosa e ti ritrovi a scrivere tantissimo senza una direzione.”

Il film è ambientato in un determinato momento storico e in un’importante parte della Francia, ma il regista è assolutamente chiaro rispetto al fatto di indirizzare il pubblico verso un’idea precisa, anche di collocare la storia in un preciso contesto politico: “È il pubblico a dover muovere da ciò che è scritto e da ciò che vede, non c’è un argomento preciso e non bisogna pensare troppo alla collocazione politica o geografica. È ambientato in Francia ma poteva essere ambientato in Germania, ovunque.

Molta libertà quindi all’interpretazione del pubblico è anche agli attori purché si muovano all’interno del quadro che il regista ha in mente fin dall’inizio. La prima a parlarne è Isabelle Huppert al quarto film col regista: “Per me è sempre un piacere lavorare con Michael. Anche se ha già in testa ogni dettaglio, siamo sempre liberi di interpretare. Ha la sua visione, l’essenza della scena in mente ma all’interno di questa ti lascia molta libertà nel restituire il personaggio. Sono al mio quarto film con Michael e il nostro rapporto è sempre uguale. Cambia la varietà di argomenti dei suoi film, ma lui non cambia mai. Michael è una persona estremamente trasparente e coerente nella sua visione e questo per un attore è fondamentale“.
Mathieu Kassovitz (Thomas nel film) ha parlato ancora della visione meticolosa di Haneke: “Ma una volta compresa si è liberi di operare come si vuole…e guardando il prodotto finito capisci che il suo modo e la sua visione generale è amore puro per il cinema“.
Nel film c’è anche l’attore inglese Toby Jones che sostiene di aver detto “si” prima di leggere la sceneggiatura: “Ho detto si immediatamente, faccio qualsiasi cosa per Michael Haneke perché è uno dei più grandi e quando inizi a lavorare con lui sai che partirai per un grande viaggio…

Fra tutti gli attori di questo cast straordinario, (in cui spicca anche Jean Louis Trintignant nel ruolo del capofamiglia) c’è anche la giovane attrice francese Fantine Harduin emozionatissima di aver lavorato con questo celebre regista: “È stata un’esperienza bellissima, Michael è meticoloso ma anche estremamente gentile. Non dimenticherò mai di aver lavorato con lui ma anche con il resto degli attori che sono sempre stati gentilissimi con me.

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