CANNES 56 – "Father and son", di Aleksander Sokurov

Come un sogno, un pensiero sottile, questo film ci riporta a vagare nelle leggerezze di un cinema fatto di aria, di luce, di attese e di sguardi. Sokurov gira la sua elegia forse più personale perché il suo sguardo pare completamente rivolto all'interno, intro-verso in una dimensione di ascolto nell'intimità di un silenzio generoso e ricco di senso

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Fa pensare subito a Madre e figlio l'inizio del nuovo, stupendo film di Alexander Sokurov. Fin dal titolo Father and son sembra voler offrire un omaggio a quel film cosi' intimo, fragile e al tempo stesso intenso e denso di vita, morte, sentimenti e sensazioni da trasmettere. Come un sogno, un pensiero sottile, questo film ci riporta a vagare nelle leggerezze di un cinema fatto di aria, di luce, di attese e di sguardi. Lo sguardo, soprattutto, è il nodo centrale, l'origine del movimento e la spinta alla riflessione, oggetto aereo da guardare, per restarne incantati e condividere con esso istanti di interminabile delicatezza. Un padre e un figlio vivono nella loro piccola casa, in cima ad un palazzo, proteso sul mare e spinto con fermezza contro il cielo. Il loro e' un rapporto di incredibile tenerezza, di amore incondizionato e di parole, dialoghi con i quali descrivono se stessi e il mondo che vedono intorno a loro, come un diario scritto in penombra e letto a mezza voce e fuori sincrono, come un pensiero che vaga nell'aria trasportato dal vento.

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Sui tetti di una città, che è Lisbona o San Pietroburgo, o una città immaginaria impressa nella memoria e nel desiderio, Sokurov gira la sua elegia forse più personale perchè il suo sguardo pare completamente rivolto all'interno, intro-verso in una dimensione di ascolto nell'intimità di un silenzio generoso e ricco di senso. Father and son è film sul corpo che si fa incorporeo, che si ingloba nella luminosità abbagliante di un mattino sorpreso dalla neve improvvisa che cade sui tetti, è opera fresca perchè scritta sullo schermo come se fosse un dipinto, un autoritratto da scoprire tra le lievi ombre, nei silenzi che si fanno, anch'essi, immagine. Ma è anche film di forti sensazioni, paradossalmente fisiche, con l'allusione ad una malattia accennata, vera, falsa, con le radiografie che accennano ad una vecchia ferita, forse guarita del tutto, forse profondamente ancora radicata nella memoria, certo, anche fisica, del protagonista. Torna in mente Povinnost, per la solitudine dei luoghi descritti, per la esclusività del rapporto tra padre e figlio, che sono anche, contemporaneamente, fratelli, amanti.

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