CANNES 56 – "Mystic River" di Clint Eastwood (Concorso)

Fuori le forme del poliziesco classico, “Mystic River” è invece un noir carnale. Se il godimento coincidesse con il desiderio, la nostra Palma d'oro è questa. Sia per il film, sia per gli attori.

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C'è un'oscurità dirompente dentro quest'ultimo immenso Mystic River, ombre di un passato già segnato sin dall'infanzia (i nomi che i tre amici hanno segnato sul cemento) che i tre protagonisti si portano addosso anche nel corso del tempo, con cicratrici mai più rimarginabili. Il film vede protagonisti Jimmy Markum (Sean Penn), Dave Boyle (Tim Robbins) e Sean Devine (Kevin Bacon) che sono cresciuti insieme in un quartiere duro di Boston. La loro complicità dell'epoca adolescenziale si sgretola con il passare degli anni. Jimmy diventa per un po' un delinquente prima di gestire un piccolo drugstore. Sean si arruola nel FBI. Dave, dopo aver subito un trauma nel corso dell'infanzia (è stato vittima di due uomini che, da bambino, l'hanno portato via con se' in auto), vive di piccoli lavoretti. Una nuova tragedia scoppia nel momento in cui la figlia di Jimmy, Katie, viene assassinata. Il padre è così ossessionato dalla vendetta. Continuando a lavorare con la gran parte della troupe di Debito di sangue – lo sceneggiatore Brian Helgeland che per Mystic River ha adattato il best-seller di Dennis Lehane, il direttore della fotografia Tom Stern, il montatore Joel Cox e lo scenografo Henry Bumstead – l'opera di Eastwood è di una cupezza tragica definitiva con una chiusura tale dello spazio dove non c'è via di fuga. Le immagini del ponte che caratterizza il quartiere, le strade del quartiere dove i protagonisti ci vivono da anni, il tombino dove cadevano le palline dei bambini apre a quella dimensione completamente dark, nera come la morte. Il tombino apre al sottosuolo, lo stesso luogo dove venne rinchiuso Dave da bambino, o anche agli interni delle abitazioni, già palcoscenici di tragedie da consumare. Stavolta in Mystic River non ci sono i fantasmi di Gli spietati, Mezzanotte nel giardino del bene e del male e Fino a prova contraria, ma piuttosto quella corsa verso la morte di Un mondo perfetto o quella ballata esistenziale e struggente di Bird: non è un caso che è lo stesso Eastwood l'autore della colonna sonora. Se poi da una parte Mystic River ha un respiro meno ampio delle altre opere di Eastwood, a causa dello script denso di dettagli di Helgeland, dall'altra è però presente quella straordinaria forza tragica di The Funeral. Mystic River quindi come il film più "ferrariano" di Eastwood, con un Sean Penn novello godfather, in stato di grazia come Kevin Bacon e Tim Robbins. Quindi non più fantasmi ma figure funeree in Mystic River, che hanno già nel proprio volto il pallore della morte, corpi già predestinati come in quell'intenso sguardo tra Cathy e suo padre prima che la ragazza uscisse di casa per l'ultima volta, vampiri che girano nella notte come Dave (e in televisione viene proiettato proprio un frammento di Vampires di Carpenter) in cui ci sono sempre i segni delle stimmate, il sangue e il marchio comunque di una colpevolezza. Fuori le forme del poliziesco classico, Mystic River è invece un noir carnale. Se il godimento coincidesse con il desiderio, la nostra Palma è questa. Sia per il film, sia per gli attori.

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