CANNES 57 – "2046", di Wong Kar-wai

Wong Kar-wai sembra come spezzare le traiettorie, espandere i ralenti e l'utilizzo della musica, con il frequente ritorno dell'aria di "Casta diva". Restano anche momenti di grande cinema ma risulta soprattutto irrisolto il lavoro sul tempo

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Alla ricerca del tempo perduto. In un universo futuristico e caratterizzato da effetti animati, un treno parte attraverso il tempo. Uno scrittore pensa di scrivere sul futuro ma in realtà è ossessionato dal passato. Si riparte dalla seconda metà degli anni Sessanta, proprio il decennio di In the Mood for Love. Frammenti/documentari in bianco e nero spezzano, anzi squarciano ancora il flusso di "storie private" facendo entrare di forza la Storia. Con 2046, film dalla lavorazione tormentatissima e travagliatissima tornano i fantasmi di In the Mood for Love, l'opera precedente che Wong Kar-wai ha realizzato nel 2000. Ciò per certi versi avveniva anche tra Angeli perduti e Hong Kong Express. Lì però il legame era voluto, qui forzato. Abbiamo già seguito in questi giorni il travagliato arrivo della pellicola di Wing Kar-wai sulla Croisette, con le ultime scene girate solo qualche settimana fa e gli effetti speciali fatti realizzare a 15 giorni dall'apertura del festival, effetti alquanto improvvisati che aprono e chiudono il film. Quindi 2046 non tanto come remake di In the Mood for Love – sempre con Tony Leung come protagonista – ma sembra quasi che il film utilizzi scarti della pellicola precedente – a livello di luci, di colori – per ricreare le stesse atmosfere. Così le illuminazioni sui volti del grande Christopher Doyle, o gli effetti cromatici di luci al neon rosse, blu, bianche che si espandono poi sull'inquadratura in 2046 vengono come riprodotte all'interno di interni con tonalità neutre. Il regista taiwanese in 2046 rasenta sempre quell'estetismo che il film precedente invece non aveva, sia come flusso nei movimenti di macchina, sia nei silenzi tra i due protagonisti. Con 2046 – e forse qui si sente anche il peso di una lavorazione difficile – Wong Kar-wai sembra come spezzare le traiettorie, espandere i ralenti e l'utilizzo della musica, con il frequente ritorno dell'aria di Casta diva. Certo, in 2046 restano momenti di grande cinema, soprattutto nel modo impareggiabile con cui il cineasta sprigiona la sensualità e lascia esplodere la passionalità delle sue protagoniste, tra cui Gong Li e Zhang Ziyi. Resta però irrisolto il lavoro sul tempo pur essendoci frammenti ricorrenti – le giornate della vigilia di Natale degli anni Sessanta. Il tempo come frequenza e come ripetizione non appare una proiezione della memoria dal futuro, ma come inquadrature ambientate in periodi di versi che si scontrano nel campo/controcampo. In 2046 si sente comunque la mano di uno dei più grossi autori contemporanei. Ma appare un film tutto di testa  e soprattutto il segno di un cinema arrivato a un punto-limite e che porta a interrogarci su cosa Wong Kar-wai potrà fare dopo.

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