CANNES 57 – "Comme une image" di Agnès Jaoui (Concorso)

Opera sincera, ma frammentata, caratterizzata da una sceneggiatura ricca ma forse troppo complessa rispetto allo sguardo della Joaoui, alla continua ricerca di una fluidità che si manifesta solo raramente

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Dopo il riuscito Il gusto degli altri, la sceneggiatrice e attrice Agnès Jaoui (sempre in coppia con il compagno, sceneggiatore e attore Jean-Pierre Bacri) tenta la strada di una commedia intimista che possa penetrare in maniera più diretta dentro le insoddisfazioni quotidiane individuali e frantumare dall'interno l'universo borghese a cui appartengono i personaggi. Protagonisti sono soprattutto quattro personaggi: Lolita Cassard, una ragazza di 20 anni che soffre perché il suo corpo non è uguale a quello delle ragazze delle copertine e, in particolare, alla compagna del padre; suo padre Etienne Cassard, uno scrittore di successo che considera poco gli altri perchè troppo narcisista a guardare se stesso quella di un altro scrittore: Pierre Miller, che crede che non troverà mai la notorietà: sua moglie Sylvia Miller, che crede nel talento di suo marito e che è l'insegnante di canto di Lolita. Bilanciandosi su una scrittura ricca e bilanciata, Comme une image guarda in modo ancora più evidente a quelle "intermittenze del cuore" proprio del cinema di Sautet a cui si era avvicinato in maniera così spontanea Il gusto degli altri. C'è nel film un'incomunicabilità, una necessità, un bisogno di piacere e piacersi che fanno della Jaoui una cineasta sempre sincera. Il suo film però appare alquanto frammentato, come se lo sguardo della cineasta facesse fatica a seguire una scrittura così complessa e corale. L'inizio è fulminante: Lolita che litiga con un tassista bisbetico che tiene a tutto volume una canzone di Gilbert Montaigné mentre lei cerca di parlare al telefonino. Ma poi, sulla linea di una colonna sonora che cerca come di aprire un film che appare sempre come bloccato, che spazia dalla musica classica ad Obsession (uno dei maggiori successi musicali di quest'anno) che si replica per ben due volte, alla ricerca di una fluidità che lo sguardo della Jaoui, più che cercare, sembra continuamente rincorrere.  Ci sono situazioni che appaiono accennate e poi risolte con soluzioni semplicistiche (Sylvie in discoteca che crede che Lolita si sta baciando e subito dopo la vede sola che guarda il ragazzo che ama baciarsi con un'altra), momenti di sofferenza (l'ossessione della dieta della compagna di Cassard mentre Lolita soffre perché pesa troppo) che vengono continuamente interrotti da un montaggio che deve intervallare la storia degli altri personaggi senza però farli emergere successivamente. Rispetto a Il gusto degli altri sembra che la scrittura del film da parte di Bacri e della Jauoi sia stata concepita come se a girare il film dovessero essere Resnais o Klapisch. Ma la cineasta, comunque sempre esemplare attrice, non è ancora pronta.  

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