CANNES 57 – "Il nemico numero 1 dei soldati americani è proprio Bush": Incontro con Michael Moore

Sicuramente la conferenza stampa più affollata di questa edizione, è volato addirittura qualche schiaffo nella ressa creatasi all'entrata… Moore ne ha per tutti ma soprattutto per Geroge W. Bush protagonista del suo film e fantasma sinistro che si aggira sulla Croisette come nel resto del mondo.

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E' senza ombra di dubbio la star del festival, non c'è Uma Thurman o Sean Penn che tengano e non sarà così per Tom Hanks; Michael Moore a Cannes ha catalizzato le attenzioni della gente sfilando accanto agli intermittenti nella manifestazione di sabato sulla Croisette, ma, soprattutto, della stampa che si è accalcata all'inverosimile ad ogni incontro pubblico dell'americano. Che in più ha rappresentato un'occasione per ribadire il proprio no alla guerra in atto per lo star-system che ha raggiunto la sala Lumiére per la proiezioni ufficiale, presente anche un Mick Jegger in piena forma.

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Vestito integralmente di nero con solo i pois bianchi della cravatta a risaltare sul suo fisico da americano medio (quindi obeso), l'autore di Bowling  for Columbine e il bestseller Stupid White Man si è concesso ad una lunga conferenza stampa seduto solitario dietro al lungo tavolo bianco con  un muro di giornalisti a fare da controcampo. Ovviamnete il discorso non ha mai deviato dall'argomento Bush, che si lega alla censura mediatica, alla Disney, alle corporations, addirittura a Mel Gibson, che sotto le pressioni della Casa Bianca si è ritirato della produzione a metà della lavorazione di Fahrenheit 911; Moore come nel film ha condotto gli attacchi in vari modi: con rabbia, spiegazioni, solidarietà alle famiglie e ai giovani soldati e anche con le imitazioni (ma come imitatore pare non abbia futuro: ha usato la stessa voce per il presidente, gli agenti di Mel Gibson, gli apparati burocratici).


 


La guerra all'Iraq…


La guerra nasce da un'enorme bugia trovata dalla famiglia Bush per salvaguardare i propri interessi economici. Penso che gli americani debbano ritirarsi immediatamente, bisogna trovare una soluzione a questa situazione, riportate a casa gli uomini e le donne mandati a morire in Iraq non per una crociata contro l'Olocausto ma per una sporca questione di interessi privati. Gli iracheni devono poter scegliere da soli il loro governo e come essere aiutati nella ricostruzione.


Quanto ha detto Bush sulle torture inflitte agli iracheni dai soldati americani dimostra fino a che punto non sostenga i suoi soldati ma li disprezza: dicendo che le torture sono dovute ad una mancanza di personalità dimostra quanto sia lui a mancare di personalità. E' lui il nemico numero 1 dei soldati americani, ma per fortuna la situazione stà cambiando velocemente, per il Vietnam ci vollero anni.


 


Pensa che la Casa Bianca voglia bloccare il film per paura di perdere le elezioni di novembre? Non crede che Fahrenheit 911 possa influenzare gli spettatori in questo senso?


Quando ho iniziato a fare il film ho pensato a chi siamo e dove siamo dopo l'attentato dell'11/9 e non alla politica americana. Il film dovrebbe uscire a luglio e io sono ancora fiducioso che questo accada nonostante la Disney ha fatto e stia facendo enormi pressioni sulla Miramax, i cui agenti ora hanno comprato il film a titolo personale, perchè questo non accada. Io continuerò a lavorare al film anche nelle sei settimane che mancano all'uscita prevista se sarà necessario, con dei soldi che la Miramax mi ha lasciato per continuare a seguire l'attualità.


Che il film possa influenzare le persone è evidente, contiene notizie e immagini che negli USA non si sono mai viste, in alcune proiezioni che ho fatto nel Midwest anche la reazione di votanti di Bush e degli indecisi è stata straordinaria. Non è vero che la decisione della Disney era nota da più di un anno, hanno preso la decisione un paio di settimane fa perchè non vogliono che esca un film politico prima delle elezioni, hanno paura. E io non vorrei che il film a gennaio…


 


Ha avuto difficoltà nella produzione del film, cosa è accaduto realmente con Mel Gibson?


All'inizio volevo fare un film sui rapporti tra la famiglia Bush e Bin Laden, ho raccolto più di 2000 documenti sull'argomento ma quando è scoppiato il conflitto con l'Iraq, basato su un'enorme bugia del presidente Bush, ho sentito il dovere di mostrare quello che i media americani non mostrano e mi sono recato laggiù con una troupe leggera per combattere come tanti free-lance l'atteggiamento sottomesso dei grandi network come la CNN e tutti gli altri.


All'inizio la società Icon di Mel Gibson, che aveva distribuito Bowling for Columbine era orientata per il finanziamento totale del film tanto avevano guadagnato con il precedente. Abbiamo firmato il contratto dopo mesi di trattative quando dalla Icon mi hanno chiamato dicendo che volevano ritirarsi, che Gibson stava girando un film sulla Passione di Cristo in Italia e i soldi non erano abbastanza… In verità avevano ricevuto una telefonata da un alto rappresentante del partito repubblicano che gli avrà detto che Gibson non sarebbe stato mai più invitato alla Casa Bianca. Credo comunque che Gibson non era mai stato informato del film perchè era in Italia.

Quali pensa che saranno gli effetti sul pubblico americano?


Credo che questo film per gli americani sarà uno choc. Perchè avranno modo di vedere temi e rivelazioni di cui non si è mai parlato, estratti inediti, documenti e rivelazioni.


Nei telegiornali americani non abbiamo mai sentito i soldati parlare, non abbiamo mai visto i feriti o sentito raccontare il dolore delle famiglie; queste cose si vedono nel mio film. La gente si renderà conto delle menzogne che gli sono state raccontate in questi mesi: soltanto ultimamente sono venute fuori le foto delle torture vergognose avvenute nelle carceri in Iraq e questo grazie al lavoro dei freelancer.


Quando ho iniziato a pensare al film mi sono detto che il publlico l'avrebbe visto il venerdì sera mangiando i pop corn quindi doveva far ridere ma anche indignare. Perchè quando si è in situazioni così tragiche bisogna anche ridere e questa volta ho scelto per me la parte seria mentre a Bush tocca quella comica. Ai tempi di Bowling… un'inchiesta ha rivelato che per molti spettatori era la prima volta che si recavano in sala a vedere un documentario e sono sicuro che ciò accadrà anche questa volta perchè Fahrenheit 911 non uscirà nelle sale d'essai me in quelle commerciali, per raggiungere un pubblico quanto più vasto è possibile.


 


Qual'è il rapporto tra Bowling for Columbine e Fahrenheit 911 ?


Questo film è la continuazione dell'idea base del precedente. Là avevo raccontato la manifestazione della paura personale e di come le persone possano essere ingannate dalle televisioni e intimidite dalle armi, qui invece si parla di una paura collettiva, l'isteria di massa che il potere riesce a creare distoglindo l'attenzione dai problemi veri. Come ha scritto Orwell in 1984 il leader di un popolo ha bisogno di creare la paura costante di poter essere attaccati per poterlo tenere a bada: rinunciare alla libertà per la sopravvivenza e questo è quello che è accaduto in America negli ultimi due anni e mezzo.


 


Lei è molto amato in Europa e non nel suo paese, non ha mai pensato di trasferirsi?


Sono americano e amo il mio Paese. Sono rattristato da quello che accade da quattro anni in America e nel mondo a nome dell'America ma io non mi muovo e voglio che si sappia che ci sono centinaia di miglia di persone che credono nella giustizia e nella pace. Anche se non si vedono in televisione. 

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