CANNES 60: "Per questo film sono stata ispirata da alcuni miei fatti personali". Incontro con Naomi Kawase

La trentottenne regista giapponese, grande rivelazione degli ultimi anni, non e' un nome nuovo per i festival di tutto il mondo. Con "Shara", nel 2003, era gia' stata in concorso al Festival di Cannes. "Mogari No Mori", e' un film sul rapporto tra uomo e natura e il rifiuto di una concezione antropocentrica

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La trentottenne regista giapponese, grande rivelazione degli ultimi anni,  non e' un nome nuovo per i festival di tutto il mondo. Gia' nel 2003 ha partecipato al Festival di Cannes con Shara ed in precedenza era stata premiata nel 1997 e nel 2002 con il premio FIPRESCI, rispettivamente a Rotterdam e Locarno, per Suzaku e Hotaru. Girato nella regione montagnosa di Tawara, Mogari No Mori, e' un film sul rapporto tra uomo e natura e il rifiuto di una concezione antropocentrica.  

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A cosa s'ispira il film?


Il film s'ispira ad avvenimenti legati a miei fatti personali. I miei genitori si sono separati quando sono nata e mia madre, prima di risposarsi, mi ha affidato al mia nonna. Quando la nonna ha cominciato a mostrare segni di demenza senile, sono rimasta completamente sola, non sapevo come fare ad affrontare questa situazione. Siccome, generalmente, il giapponese rifiuta di confidare i propri problemi personali ad un estraneo, mi sono rivolta ad uno specialista in geriatria che ha spiegato come comportarmi con determinati pazienti. Ho avuto molta ammirazione per questo modo di concepire la sanita' che rispetta anche il punto di vista del paziente. La casa di riposo che si vede nel film e' ripresa da una mia esperienza diretta.


 


Quando e' nata l'idea per questa storia?


In questo periodo ho capito che mia madre adottiva sembrava prendersi cura di me piu' di quanto io facessi con lei. E' in questo periodo di serenita' che lei ha offerto alla mia immaginazione, nonostante la malattia, l'immagine di un vecchio uomo che scala una montagna per giungere alla tomba della moglie. Ho immaginato un altro personaggio al suo fianco, ferito anch'egli da un forte senso di abbandono per la perdita di un caro. Proprio il rapporto tra questi due personaggi mi interessava.
Mi sono interessata ai riti funebri tradizionali. Nella regione di Tawara dove e' ambientato il film, la tradizione vuole che si sotterrino i morti senza cremazione. Ancora oggi, nei villaggi si perpetua la tradizione della processione funebre che si vede all'inizio del film. Sono stata rapita dalla forza di questa comunita' che resta molto vicina ai suoi cari morti. Sono gli abitanti stessi che si occupano del sotterramento dei loro vicini, senza passare per la cremazione né fare appello a imprese di pompe funebri.

Ha fatto molte ricerche prima di scegliere la location?


il film e' girato nella regione montagnosa di Tawara, ad ovest del Giappone. Abbiamo fatto numerose ricerche e abbiamo sollecitato i dottori affinché si avessero piu' informazioni possibili per costruire la scenografia e preparare gli attori. Alcuni attori sono effettivamente degli anziani con qualche problema di demenza senile. Molto abbiamo dovuto riadattare al film, ricostruendo. Volevo che la casa di ricovero fosse né triste né anonima. Volevo che ogni personaggio avesse il proprio spazio per poi ritrovarsi lentamente tutti in uno spazio comune. Grazie a questo principio gli anziani formano una piccola comunita' solidale.


 


Trova che vi siano differenze particolari con i suoi precedenti lavori?


Non credo vi siano particolari differenze tra tutti i miei film, nella misura in cui preferisco sempre utilizzare uno stile realistico. Grazie ad un montatore francese che e' intervenuto alla fine della post-produzione, abbiamo reintrodotto una parte di fiction. Grazie al tecnico del suono abbiamo riregistrato l'80% dei dialoghi e ricreato praticamente tutto l'ambiente sonoro.


 


Quanto l'intuizione e' importante nel suo lavoro?
Per prendere le mie decisioni su di un progetto, mi lego sempre all'intuito. Istintivamente amo accordare piu' importanza alle mie emozioni che basarsi troppo su di un organizzazione eccessivamente dettagliata. E' in queste condizioni che gli attori possono dare anche il meglio di se e lavorare in maniera veramente naturale.

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