CANNES 61 – "Che Guevara per me è semplicemente un uomo…", Incontro con Steven Soderbergh
Steven Soderbergh presenta, non senza una certa ironia, Che, la sua ultima fatica cinematografica, nella quale ritrae vita, rivoluzioni, e morte di Ernesto Che Guevara.
Parliamo innanzitutto dell’aspetto produttivo del film, visto che è un progetto che è stato portato avanti per molti anni. Hai incontrato difficoltà nel realizzarlo?
Ero molto interessato alla sua figura, non alla rivoluzione che ha condotto. Ho sempre pensato che fosse un materiale stupefacente per un film, sicuramente il migliore di tutto l’ultimo secolo. Che Guevara per me è semplicemente un uomo che fugge due volte dalle comodità della vita, dalla famiglia, dall’amore, dagli amici, dal lavoro, da tutto insomma, per ricominciare a combattere, privandosi semplicemente di ogni cosa. Ho sentito anche l’esigenza di far conoscere un altro lato del Che, quei dettagli della sua vita che conoscono in pochi e che noi abbiamo trovato facendo molte ricerche e incontrando le persone della sua famiglia e della sua cerchia di compagni che lo hanno conosciuto.
È stato difficile rinunciare all’inglese come lingua originale del film?
Io volevo principalmente realizzare un film che fosse credibile e utilizzare la lingua originale del Che è stata una decisione che mi è venuta in modo del tutto naturale. Credo molto nell’usare la lingua del posto dove si svolge l’azione e poi considero il doppiaggio dei film ispanici in inglese responsabili di alcuni disastri che ho visto negli ultimi anni. Lo so, è una sfida: far uscire negli Usa un film di 4 ore e mezza sottotitolato è una sfida davvero rischiosa. Ma sono comunque felice di averla intrapresa…
Fidel Castro è famoso soprattutto per le sue telefonate alle ore più impossibili del giorno, e soprattutto della notte. Detto ciò è filato via tutto abbastanza liscio. Il film non lo ha ancora visto ma sono spaventatissimo dall’idea di vederlo accanto a lui. Già immagino come andrà a finire: iniziamo a vedere il film è dopo due minuti lo fa fermare ed inizia a parlare di quello che ha visto, lo analizza e aggiunge sopra aneddoti e ricordi. Poi fa ripartire il film e dopo due minuti lo riferma per correggere una cosa che secondo lui non è stata trattata nel modo adeguato. E così via. Per quattro ore e mezza di film potete immaginare quanto possa durare questa tortura…
Imbecille di un Soderbergh. Che Guevara scappava??? Complimenti per l'interpretazione. Cosa aspettarsi da un imbecille regista di Hollywood che guadagna milioni di dollari e vive nel lusso. Certo non ci si può aspettare che comprenda il significato di una vita come quella del Che. Il coraggio d'altronde è nel seguire la lingua del film mica di fare una vita dedicata agli oppressi.<br />IDIOTA!