CANNES 61 – "San Paolo è una città alla fine del mondo…", Incontro con Walter Salles e Daniela Thomas

San Paolo emerge come un girone infernale in questo film firmato a quattro mani da Walter Salles e Daniela Thomas. In particolare l’autore di Dark Water sembra ritornare con questo film ai temi di Behind the Sun e alle atmosfere di Central do Brasil.

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Come vi è venuta l’idea di questo film?
La pellicola si ispira ad una storia vera. 5 anni fa un bambino in Brasile iniziò a cercare forsennatamente il padre: di lui sapeva solamente che faceva l’autista d’autobus, tutto qui. Lo ha cercato nelle rimesse di tutta la città ed un giorno ha addirittura rubato un bus in una di queste rimesse per fare più in fretta. È stato arrestato ma dopo pochi giorni è stato scarcerato e lui subito a ricominciato a cercare il padre. Noi, per il nostro film, siamo partiti da questa storia e ci abbiamo costruito sopra le storie di altri tre fratelli.

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Come hai scelto gli attori che compongono il cast e su quali motivazioni ti sei mosso per delineare i loro personaggi?
Gli attori del film sono quasi tutti attori non professionisti perché volevamo lavorare con del materiale grezzo, diciamo così, proprio per far emergere il tutto senza forzature. Abbiamo anche lavorato sull’improvvisazione e molto di quello che vedete nel film è frutto proprio dell’apporto di questo splendido cast che abbiamo praticamente trovato nelle strade di San Paolo.

Particolarmente interessante è proprio il lavoro compiuto sulla città: perché avete scelto proprio San Paolo?
San Paolo è una città enorme e caotica. Anche Rio lo è ma Rio ha quel mare che sembra offrirti una via di fuga. San Paolo, al contrario, non ha vie di fuga, sembra una città alla fine del mondo. Abbiamo lavorato molto sulla scelta delle locations perché volevamo che fosse un personaggio a tutti gli effetti del film, che fosse anche funzionale al percorso dei quattro giovani personaggi della storia.

Dal film emerge un ritratto, certamente poco edificante, della gioventù brasiliana. Come è la situazione oggi del Brasile e dei suoi giovani?
Ci sono molti problemi per i giovani in Brasile. Non c’è lavoro, non c’è una famiglia alle spalle che li guida e li protegge. Pensate che solo pochi giorni fa O Mundo, un importante quotidiano brasiliano, ha pubblicato una statistica dalla quale emergeva che il 25% delle famiglie brasiliane non ha un padre, perché morto, perché sparito o semplicemente perché non si sa chi sia. C’è molta promiscuità, soprattutto nella fasce più basse della popolazione, e questo crea grandissimi problemi sociali. Le famiglie, come quella che abbiamo portato sullo schermo, sono spesso portate avanti dalle madri, donne coraggiose che letteralmente si spremono per far sì che i figli crescano decentemente.

Oltre alla violenza, però, da questa situazione drammatica emerge anche una possibilità di redenzione. C’è spazio anche per la speranza dunque?
In questa famiglia disgregata, frammentata, emerge spesso la volontà di evadere da quel destino di violenza: ognuno dei quattro fratelli sembra cercare disperatamente la propria opportunità, poi che ci riescano o meno è un altro discorso. Nel film volevamo riflettere il paese, questo immenso paese che è il Brasile, pieno di contraddizioni e di retaggi della colonizzazione feroce che ha subito ma anche pieno di speranza per il futuro. La socialità di questa paese sta mutando molto negli ultimi anni, si sta reinventando: ma non c’è nulla di romantico in ciò, attenzione, perché spesso questi cambiamenti sono portati avanti con la forza, con la violenza, visto che questa opzione è vista come la meno problematica. Noi abbiamo provato a mostrare le ragioni che generano questa violenza ma anche le possibilità di redenzione che si trovano sul cammino della vita.

 

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