CANNES 63 – "Blue Valentine", di Derek Cianfrance (Un Certain Regard)
Ci sono tutti gli stilemi del cinema indipendente: l’immagine sporcata dalle vicissitudini quotidiane, macchina a mano tra cromatismi sgranati, accenni di improvvisazione attoriali con le azioni che si lasciano andare, nel flusso della perfetta simbiosi tra la scena e lo sguardo degli spettatori. C’è però spesso la sensazione che il regista voglia intraprendere la strada del “maledetto”, laccando eccessivamente l’involucro, ma sicuramente non perdendo definitivamente una certa coerenza di spirito
Bella commedia statunitense, proveniente dal mondo del cinema indipendente che produce a dismisura pellicole come questa capace di coinvolgere il pubblico e lasciare amare i suoi protagonisti. Su tutti, Michelle Williams, ormai affermata attrice, che in questo film è anche produttrice del progetto. Una giovane coppia (l’altro protagonista è Ryan Gosling) è in una fase difficile del proprio matrimonio ed è sull’orlo della separazione. La storia si dipana a ritroso, quando erano felici e innamorati, alle origini di un sentimento coinvolgente e dirompente. Ci sono tutti gli stilemi del cinema indipendente: l’immagine sporcata dalle vicissitudini quotidiane, macchina a mano tra cromatismi sgranati, accenni di improvvisazione attoriali con le azioni che si lasciano andare, nel flusso della perfetta simbiosi tra la scena e lo sguardo degli spettatori. C’è però spesso la sensazione che il regista voglia intraprendere la strada del “maledetto”, laccando eccessivamente l’involucro, ma sicuramente non perdendo definitivamente una certa coerenza di spirito. È impressionante quante di queste commedie giungano dagli Stati Uniti e quasi sempre di buon livello. Come se tutte queste commedie seguissero una sorta di canovaccio narrativo e visivo, ormai consolidato e riconoscibile dal mercato. Apre spiragli vitali per provare a scendere nel profondo cuore della provincia perche’ sempre meno esplorata. Non si perde in malinconiche e disperate derive, trova il suo cammino, incalzando e serrando lo mdp sui corpi dibattuti. Apprezzabile sincretismo sensoriale come un fendente a tagliare il corpo della storia in due: da una parte la sofferta incoscienza di lui, dall’altra la lenta consapevolezza che l’amore sia finito di lei.