CANNES 63 – "C'è sempre una parte di me nei miei personaggi". Incontro con Abbas Kiarostami e Juliette Binoche

La conferenza stampa in cui è stato presentato Copia conforme è stata fortemente caratterizzata dal caso-Panahi, il regista iraniano imprigionato a marzo. Una giornalista iraniana ha detto che ha iniziato lo sciopero della fame e questa notizia ha innescato la commozione di Juliette Binoche. Poi, durante l'incontro, si è parlato, tra le altre cose, del rapporto tra copia e originale e della dimensione politica del cinema del regista

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Non è stato un incontro stampa come gli altri. Ad un certo punto della conferenza, infatti, una regista iraniana ha detto che il regista iraniano Jafar Panahi, Leone d'Oro a Venezia nel 2000 per Il cerchio, ha iniziato lo sciopero della fame. A quel punto la notizia ha innescato la reazione di Juliette Binoche che si è commossa. Del resto proprio lo stesso Kiarostami, prima di iniziare a parlare di Copia conforme, ha subito voluto fare un appello in difesa di Panahi esponendosi così direttamente contro il governo iraniano sostenendo che "il fatto che un cineasta sia imprigionato è un fatto intollerabile". Il cineasta prende così posizione dopo che nei giorni scorsi era stato attaccato da alcuni colleghi in esilio e dal quotidiano "Libération" per il fatto che non si era ancora esposto direttamente contro la politica del suo paese.
All'inizio Kiaroistami ha fatto intravedere anche qualche barlume di speranza sulla sorte del collega: "Quando prima eravamo in macchina, ho ricevuto una telefonata dalla moglie di Panahi e ci potrebbero essere delle buone notizie circa la sua liberazione". Poi ha aggiunto: "Per chiarire la mia posizione, ho scritto una lettera aperta in cui ho preso posizione non solo in favore di Panahi ma anche di tutti quei cineasti iraniani, soprattutto indipendenti, che non riescono ad esercitare liberamente il proprio mestiere". Poi è arrivato l'intervento della reporter iraniana, piuttosto toccante, che ha gelato la sala. Oltre alle lacrime dell'attrice francese, anche Kiarostami è rimasto scosso e ha detto: "Niente in Iran è prevedibile quindi bisogna continuare a sperare".
Poi, sia pure con difficoltà, si è cominciato a parlare del film.
Quanto c'è di lei nei personaggi dei suoi film?
In tutti i film che ho fatto, c'è sempre una parte di me nei miei personaggi. Nel caso di Copia conforme sono un po' William Shimell, un po' Juliette Binoche ma un po' anche il figlio della donna e anche la proprietaria del bar. Il mio cinema non riprende né la letteratura né l'arte ma viene dalla realtà. E' quindi a partire dalla esperienze vissute che costruisco i miei personaggi.
Juliette Binoche ha aggiunto: "E' stato un film particolare rispetto ad altri perché eravamo tutti molto vicini tra loro e in questa cittadina della Toscana si è creata un'atmosfera familiare"
Il rapporto tra la copia e l'originale?
Non avevo assolutamente intenzione di fare una riflessione estetica tra la copia e l'originale. Cercavo piuttosto un pretesto per far incontrare quest'uomo e questa donna. Non mi interessa che ci sia un messaggio o una morale nei miei film. Credo che il valore di un'opera d'arte riguardi soprattutto dal modo soggettivo con cui viene guardata e l'oggetto è molto più originale di quello che voi potete credere.
Quanto conta la dimensione politica nei suoi film?
Non si può vivere in una società senza avere una dimensione politica. I miei film, come ho detto prima, passano attraverso la realtà e lì la dimensione sociale e politica è dapertutto.
Il film è parlato in inglese, francese e italiano. La lingua può aver creato un prtoblema di comunicazione?
Per me sì (ha risposto ridendo). In realtà io non parlo né inglese, né francese, né italiano.
Per Juliette Binoche. Come si è trovata a lavorare con Kiarostami?
Abbas mi ha dato moltissimo tempo da passare davanti alla macchina da presa e per me è un fatto insolito. Questo tipo di libertà è molto rara per un'attrice. Il suo modo di girare mi ha permesso di scoprire un'emozionalità, un'immensità interiore inedita e avere una creatività che ho raramente avuto nei miei film precedenti.
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