CANNES 63 – "La poesia è il mondo e la vita". Incontro con Lee Chang-dong
Il regista coreano presenta in concorso Poetry e ritorna sulla Croisette a tre anni dal bellissimo Secret Sunshine. Nel corso dell'incontro stampa affronta il tema dell'importanza della poesia, ci dice come ha scelto l'attrice, fa un paragone con la pellicola precedente e soprattutto non vuole, giustamente, dire nulla sul finale

Che ruolo ha la poesia nel suo film?
La poesia non è solo un genere letterario. E' piuttosto qualcosa di inafferrabile e invisibile, che non si può quantificare in termini economici. La poesia è il mondo, è la vita e malgrado le cose brutte che ci sono all'esterno, c'è sempre qualcosa di molto bello interiormente.
Verso il finale è la nonna che denuncia il nipote?
Questo deve restare un'enigma per lo spettatore, è il segreto di questo personaggio. Sta allo spettatore trovare la risposta.
Come ha pensato all'attrice Yun Junghee nel ruolo della protagonista?
Ho sin da subito pensato a lei mentre stavo scrivendo la sceneggiatura. Non dso perché ma ho capito subito che questo personaggio le sarebbe assomigliato molto.
Che paragone si può fare tra questo film e Secret Sunshine?
I protagonisti di Secret Sunshine sono delle vittime. In Poetry mi interessava più la sofferenza. Da una parte la protagonista soffre e prova un senso di colpa, dall'altra scrive delle poesie e cerca di vedere la bellezza che c'è intorno a lei. Uno dei temi centrali di questo film è forse il conflitto interiore del personaggio.