CANNES 63 – Pensando a Panahi e Polanski
Furori politici invadono questa edizione
Alla fine il regista iraniano Jafar Panahi non ce l'ha fatta a raggiungere Cannes per far parte della giuria de quest'anno. L'autore è ancora in carcere nel suo Paese, nonostante l'insistente richiesta del festival e di alcuni suoi colleghi. Un altro autore che in questi giorni ha avuto l'appoggio formale di altri registi è Roman Polanski. Quest'ultimo, agli arresti domiciliari in Svizzera, è al centro dell'interesse di Jean-Luc Godard, Mathieu Amalric, Xavier Beauvois, Agnes Varda, Bertrand Tavernier, Olivier Assayas, i quali hanno firmato una petizione rivolta all'autorità del governo svizzero pregata di non credere alla parola del governatore Schwarzenegger e dei suoi procuratori. Ma non finiscono qui le tormentate giornate per Rachid Bouchareb, regista di Hors la loi sulla guerra di Algeria, già accusato di essere anti-francese, per Olivier Assayas al centro della bagarre per il film televisivo dedicato al terrorista Carlos, per Nikita Mikhalkov che ha scatenato la rivolta dei cineasti russi per L’exode – Soleil trompeur 2, per Jean-Luc Godard che rompe le regole prima d’iniziare presentando Film socialisme, in anticipo sull’anteprima del Festival, sulla piattaforma Internet "Filmo tv". Senza contare l'affaire Guzzanti, "boicottata", secondo la stampa intarnazionale, dal Ministro Bondi.