CANNES 63 – "Valerie è una persona integra e coraggiosa". Incontro con Doug Liman e Naomi Watts

doug limanIl regista e l'attrice parlano di Fair Game, della figura della vera Valerie, sui problemi per avvicinarsi a questo tipo di personaggio e sulle implicazioni politiche-burocratiche tratteggiate nel film. All'incontro con la stampa, come era già stato annunciato precedentemente, era assente Sean Penn

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doug limanCome era già stato annunciato, alla conferenza stampa mancava Sean Penn. Il cast di Fair Game è stato invece rappresentato in conferenza stampa dalla protagonista Naomi Watts, dal regista Doug Liman, dai produttori Janet Zecker, Jerry Zucker e Bill Pohlad. Il film è tratto dalla vera storia di Valerie Plame e Joe Wilson

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Doug Liman: Come siete riusciti a portarev sullo schermo una storia che tutto il mondo conosce ed è rimasta nella memoria della gente?
Non era nostra intenzione fare un film politico. E' soprattutto la vicenda di due personaggi incredibili che si trovano in un intrigo politico enorme. Joe Wilson è un personaggio particolarissimo che è stato in Iraq e ha avuto che ha avuto contatti con Saddam Hussein. Sono due figure sposate che si trovano al centro di questa storia incredibili e affascinante.
Naomi Watts: Che tipo di problemi ci sono stati per interpretare il suo personaggio e soprattutto ha mai incontrato la vera Valerie?
Lei è una persona di enorme complessità che aveva un lavoro di grande responsabilità. Dovevo approfondire il suo personaggio. C'è voluto tempo per contattarla e non sono riuscita ad avere molti dei suoi segreti. Abbiamo avuto comunque molte occasioni per mangiare insieme e ci siamo scambiati anche numerose mail. E' una donna che ha vissuto in una condizione di continua segretezza e ciò non riguarda soltanto l'aspetto professionale ma anche quello familiare. Ha tradito gli altri ed è' stata tradita dagli altri e la cosa ha avuto delle conseguenze anche sul suo matrimonio che è comunque sopravvissuto.  Ha continuato a lottare per la sua integrità, per far emergere la verità grazie anche al suo coraggio. Capitano raramente delle occasioni per interpretare un personaggio così.
Naomi Watts: C'è stato un momento in cui lei ha detto: Si, la sto interpretando proprio bene Valerie?
Si ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita la vera Valerie. Nel look le ho assomigliato per i capelli per esempio perché lei li ha molto particolari. Chi mi ha accompagnato ad essere questo personaggio è stato Liman. Era il 13 dicembre ed era nato il mio bambino. Avevo ricevuto una mail qualche giorno più tardi ma non la volevo leggere. Poi l'ho aperta e c'erano 10 pagine che riguardava Valerie e l'ho letta tutta d'un fiato. Poi Liman mi ha detto: "Vediamoci e continuamo a parlarne". Valerie è una figura molto femminile ma anche molto calma e delicata
Liman: Ne abbiamo discusso circa due ore con Naomi. Nel nostro primo incontro ho capito subito che questo personaggio doveva essere interpretato da lei ed è incredibile che per le figure di Valerie e Joe avevo subito pensato a Naomi e a Sean Penn  
Doug Liman: E' una storia di tradimenti tra agenti segreti con al centro diversi ome siete riusciti a tradurre questa storia in immagini drammatiche?
Avevamo un grande vantaggio in questo film ed erano i due sceneggiatori. Jerry e Janet Zucker avevano già lavorato con lo sceneggiatore di questo film. Conoscevo la storia ma non avevo mai pensato a farne un film. Poi Jez e John-Henri Butterworth hanno scritto la storia. Con loro sono stato in contatto più volte. Valerie e John sono così diventati due personaggi appassionanti e mi sono subito dimenticato che la vicenda poteva essere vera. Ci si innamora di loro e del loro mondo. Non c'è miglior modo di fare un film avendo un eccellente storia con personaggi vivi. Poi c'è tutto il contesto burocratico conta, come l'importanza della CIA e gli intrighi politici.
Naomi Watts: Come si è sentita a interpretare la parte di un agente segreto statunitense visto che lei è australiana?
Sono nata in Inghilterra, poi ho vissuto 10 anni in Australia poi sono andata negli Stati Uniti. Sono circa 20 anni (e ride). Per me comunque il problema non è qui. L'origine e la cittadinanza di Valerie non hanno importanza. Ciò che conta è la personalità di Valerie, quella che è diventata oggi, quello che ha dovuto passare.
Doug Liman: Quanto hanno contato le implicazioni politiche in Fair Game?
Non so se il mio pensiero politico emerga in base al tema trattato. La cosa che mi interessava maggiormente era ricreare l'atmosfera degli Stati Uniti al momento dell'affaire Plame-Wilson. Al film non interessa difendere un punto di vista particolare ma cerca solo di raccontare come sono andate le cose senza condizionare il giudizio del pubblico.
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