CANNES 64 – “Elena”, di Andrej Zvjagintsev (Un Certain Regard)
Elena é un film brutto che conferma in Zvjagintsev un cineasta rattrappito e sterile, che allunga a dismisura i tempi e i movimenti del proprio film per arrivare così ad annullare anche la convinta interpretazione di Nadezhda Markina, a cui purtroppo il regista non permette nemmeno di costruire appieno la propria ambiguità di personaggio. Un dramma ‘da camera’ raggelato e incattivito, con un retrogusto reazionario decisamente fastidioso sulle simpatie accordate ai vari personaggi
Vira decisamente direzione il cinema di Zvjagintsev, che porta come film di chiusura di questa edizione di Un Certain Regard un`opera che sembra distanziarsi dall`uso onirico-allegorico del paesaggio che accomunava i precedenti Il ritorno e The banishment, privilegiando un`eleganza stilistica che attraversa le stanze dell`elegantissimo appartamento della coppia di protagonisti, aleggiando tra i corridoi e le camere riccamente arredati con la stessa asettica essenzialità del mobilio: Elena é un`infermiera in pensione che si prende cura dell`attempato marito, una vita noiosa fatta più che altro di rispetto e cordiale convivenza – lui é un uomo ricchissimo che ha cresciuto una figlia cinica e scostante, con la quale però ha una gran sintonia in dialoghi basati sul disprezzo per il mondo e i sentimenti. Dopo un infarto, l`uomo decide di scrivere il proprio testamento, lasciando fuori dalla cospicua eredità la famiglia del figlio di Elena, nucleo di popolani dall`appartamento sporco e incasinato, con un capofamiglia nullafacente sempre in canotta a bere birra davanti alla tv, un primogenito che fa le risse di gang per strada, un infante e un altro pupo in arrivo. Ma Elena sperava nella generosità del danaroso consorte per mandare il nipote scapestrato al college: pur di mettere mano sul capitale del marito, l`ex-infermiera si trasforma ben presto nella più spietata delle assassine.
É abbastanza evidente che siamo dalle parti del dramma ‘da camera’ raggelato e incattivito, con un retrogusto reazionario decisamente fastidioso sulle simpatie accordate ai vari personaggi, da un lato appunto l`improbabile famiglia del figlio di Elena, che riassume in sé tutti i più triti stereotipi sul ceto sociale più basso, dall`altro Katya, la pargola del marito della protagonista, che seppur figura sgradevole e di compiaciuta antipatia, risulta essere l`unica con cui lo spettatore riesce a provare una pur minima empatia.
Elena é un film brutto che conferma in Zvjagintsev un cineasta rattrappito e sterile, che allunga a dismisura i tempi e i movimenti del proprio film per arrivare così ad annullare anche la convinta interpretazione di Nadezhda Markina, a cui purtroppo il regista non permette nemmeno di costruire appieno la propria ambiguità di personaggio (come nei vari pianti di ripensamento della parte finale), più interessato a giocare coi cambi di focale e i piano-sequenza dentro/fuori l`appartamento (che verrà poi definitivamente invaso e barbarizzato, violato nella propria sacralità iniziale, dagli untuosi parenti di Elena che finiranno per trasfercisi) che a mostrarci la dolorosa e rassegnata determinazione della donna.