CANNES 64 – “L'exercice de l'état” di Pierre Schoeller (Un certain regard)
Dopo l'acclamatissimo (a Cannes 2008) Versailles, Pierre Schoeller tenta il colpaccio e alza ulteriormente le ambizioni, ma il suo ritratto della politica francese alle prese con lo scoglio della globalizzazione si ferma fondamentalmente al qualunquismo
Nel mirino, nientemeno che la politica (francese). Un ministro dei trasporti (interpretato dal sempre grande Olivier Gourmet) viene incaricato (leggi: costretto) dall'alto a privatizzare le stazioni ferroviarie. Una bella gatta da pelare, una bella responsabilità. Per poco non ne rimane schiacciato, ma quel tritacarne che è la politica riesce a metabolizzare qualsiasi suo tentativo di opporsi a “ciò che va fatto”.
Una nazione notoriamente centralizzatrice come la Francia, alle prese con una mutata situazione globale, è pressoché obbligata a cedere sempre più terreno al privato. E la classe politica, in questa congiuntura, non può che mostrare (o mascherare alla meglio) tutta la sua inadeguatezza. Schoeller vorrebbe affondare il coltello dentro questa inadeguatezza, ma la ferita c'è già, è bella evidente, e lui di fatto affonda solo una lama retrattile che non taglia alcunché. Il rischio dei luoghi comuni è ovviamente in agguato, e ci si casca in pieno: non ci viene risparmiata la lunga scena di Gourmet a cena con la famiglia del suo autista sottoproletario, con tanto di scontro tra la “dignità della povera gente” e “la corruzione dei potenti”. Più in generale, Schoeller si limita, nel caratterizzare il suo protagonista, a una scissione facile facile: quella tra “l'uomo” e “il politico”. Naturalmente a tutto vantaggio del primo,salvo poi abbassare la testa davanti alle ineludibili necessità cui non può non sottostare il secondo. L'uomo è buono, e la politica è cattiva e costringe a compromessi nocivi per tutti: sai che novità.
Serve a poco accelerare freneticamente i ritmi, compiere volenterosi escursioni sopra le righe (sogni notturni con uomini incappucciati in palazzi lussuosi, parentesi stranianti con l'auto blu che sfreccia su un'autostrada deserta perché ancora in costruzione), svelare i segreti di pulcinella dei palazzi del potere o piazzare incidenti stradali per riempire i buchi di sceneggiatura: manca uno sguardo che possa dire qualcosa di diverso da ciò che emanerebbe dal puro e semplice accendere la televisione a qualsiasi ora.