CANNES 65 – “Do-nuit mat (The taste of money)”, di Im Sang-soo (Concorso)

the taste of money
E’ in un acquario di fine cristallo, all’apparenza levigato e invitante ma in realtà mostruoso e incattivito, che Im Sang-soo fa muovere la fitta trama dei torbidi rapporti che regola la vita di una famiglia, giocando di nuovo, dopo La moglie dell’avvocato e The Housemaid, a mischiare in tavole le carte dei generi. Do-nuit mat traveste un dramma famigliare che aspira a farsi metafora di quello che Im Sang-soo definisce un paese infatuato del denaro da commedia 

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the taste of moneyChe il sapore dei soldi lasci in bocca un gusto amaro è una storia vecchia quasi quanto l’uomo. Se poi sono solo le dinamiche monetarie e i giochi di potere a regolare gli “affari” di famiglia, il sapore del denaro diventa più aspro del fiele e non è affatto facile mandare giù il boccone, per quanto invitante si presenti il piatto.
E’ questa la famiglia, se non la più potente e ricca della Corea ci siamo vicino, dove Young-jak lavora da oltre dieci anni come silenzioso e ossequioso osservatore di un mondo che dipende unicamente dal denaro, anche quando si tratta dell’amore. Sopravvivere al denaro in veste di mero osservatore è facile, ma resistergli quando viene servito su un piatto d’argento è quasi impossibile, tanto più se a muovere i fili come un marionettista è la figura matriarcale corrotta e vampiresca che sede a capo della famiglia. Alla fine anche a Young-jak non resta che afferrare le mazzette di banconote e lasciarsi inghiottire da questa gabbia dorata e mortale dove nessuno si fida più dell’altro. Solo che quando si accorge che il gioco a cui ha preso parte è un gioco al massacro è troppo tardi per tirarsi indietro.
 
E’ in un acquario di fine cristallo, all’apparenza levigato e invitante ma in realtà mostruoso e incattivito, che Im Sang-soo fa muovere la fitta trama dei torbidi rapporti che regola la vita di una famiglia, giocando di nuovo, dopo La moglie dell’avvocato e The Housemaid, a mischiare in tavole le carte dei generi. Do-nuit mat traveste un dramma famigliare che aspira a farsi metafora di quello che Im Sang-soo definisce un paese infatuato del denaro da commedia nerissima, tutta furbescamente giocata sull’esibizione del cinismo e sulla compiaciuta scorrettezza delle sue trovate, come la lunga scena dello stupro subito da Young-jak ad opera di Madam Baek o la riunione di famiglia al cospetto di un uomo che sta tentando il suicidio.
 
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the taste of moneyIl cinema di Im Sang-soo continua a girare a vuoto, ad asservire alla confezione le storie che racconta, come un bel giocattolo che si compiace della sua bellezza ma che non funziona. Do-nuit mat non posside alcuna vitalità, non trasmette alcuna emozione, nonostante Im Sang-soo non si stanchi di sottolineare come le dinamiche sentimentali siano state sostituite da quelle monetarie. I personaggi del film rimangono schiacciati sullo sfondo da una scrittura che li spoglia di ogni passionalità, anche quando il volto bellissimo di Nami, la figlia di Madam Bael, cerca in tutti modi con quella tristezza negli occhi che rende straniante il sorriso sulla sua bocca di sottrarsi allo sguardo raggelante di Im Sang-soo. Per tutta la prima metà del film, Im Sang-soo continua a vagare per il castello dorato (Do-nuit mat è quasi interamente girato tra le stanze della tenuta della famiglia Baek) dove è imprigionato Young-jak esercitando una sottile ma evidente pressione attraverso il perenne movimento della macchina da presa. Un movimento che resta però solo un virtuosismo incapace di farci respirare veramente quell’aria malata che finirà, almeno sulla carta, per togliere il fiato ai personaggi. E quando finalmente il film implode facendo tremare la famiglia Baek e Young-jak, mettendo a repentaglio il loro mondo e quel che rimane delle loro anime, la silenziosa storia d’amore tra Nami e Young-jak, l’aridità di Madam Bael e la discesa agli inferi di suo marito non possiedono più alcuna forza o tensione emotiva capaci di squarciare lo schermo.
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