CANNES 65 – Incontro con Brad Pitt


Capelli biondi di una lunghezza inverosimile, giacca beige, e la solita aria, di naturalezza mista alla sensazione di prendere sempre in giro il mondo. Brad Pitt è approdato sulla Croisette per parlarci del suo nuovo film. In Killing Them Softly, film in concorso diretto da Andrew Dominik, interpreta un killer che, come il Wolf di “Pulp Fiction”, risolve problemi. Anche quando i problemi sono due esseri umani. Al suo fianco Scoot Mc Nairy, Ben Mendelsohn e Ray Liotta.

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In Killing Them Softly lei è sia attore che produttore: quanto è importante per lei questo film?

Andrew è un regista che ammiro molto, mi fido ciecamente di lui. Volevamo delle storie che parlassero del nostro tempo e di chi siamo in questo momento. E questo film racconta il nostro tempo. Sembra una storia di gangster, ma dentro c’è un intero microcosmo.

L'America non è un paese, è un business, si dice nel film. Come sente che il clima di collasso economico e speculazione influisca sul cinema oggi?

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Dipende ovviamente dall’accezione che vogliamo dare alla parola business. E’ vero, il mondo in cui viviamo è barbarico, e trovo che sia assolutamente morale raccontare le cose come stanno, come ha fatto Andrew.

Non la mette in imbarazzo interpretare un personaggio tanto feroce, come il killer del film?

No, in nessun modo. Mi metterebbe più in imbarazzo interpretare un personaggio razzista. La violenza esiste, e rappresentarla è legittimo. Il mondo è violento in tutti i suoi aspetti: per fare un hamburger bisogna macellare una mucca, lo sapevate?

Può parlarci del suo personaggio? Chi è?

E’ semplicemente uno che fa il suo lavoro, e che vuole farlo facendo soffrire il meno possibile le persone. Per quelli per i quali lui lavora, sono solo affari. E per lui, uccidere un uomo è una questione di stile.

Angelina c'è stasera? Lavorerete insieme di nuovo?

Ci piacerebbe molto tornare a lavorare! Lei oggi non c'è, sta girando un film, altrimenti ci avreste visto insieme. E se volete sapere del matrimonio, non abbiamo ancora una data, no…

Il film inizia con il famoso discorso elettorale di Obama. Ma è una storia di disgraziati, di miserabili. C’è un’intenzione critica verso l’amministrazione Obama e le sue promesse?

No, non è questo il fine del film, che invece vuole raccontare uno stato di degrado più generale. Io ero a Chicago la notte in cui Obama vinse. Fu una notte indimenticabile, con la gente che si riversava per le strade e il suo discorso fu molto commovente. Semplicemente, di fronte alla catastrofe che stiamo vivendo oggi è impossibile non farsi delle domande. Non voglio che il mio film sia visto in modo strumentale rispetto alle elezioni. Non è una petizione pre-elettorale, sarebbe davvero spiacevole vedere il film da quest’ottica, semplicemente descrive una situazione complessa e problematica.

Parlando di violenza, è facile per lei colpire qualcuno? (Il riferimento è a Will Smith e alla sua reazione violenta di fronte alle ‘avances’ di un giornalista)

No, non sono uno che picchia le persone…

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