CANNES 65 – Incontro con Sergei Loznitsa


Due anni dopo My Joy, il regista e documentarista ucraino Sergei Loznitsa torna in concorso con V Tumane (In the Fog), il racconto di tre vite, tre prigionieri condannati a morte all’epoca della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione della Bielorussia. In conferenza stampa Loznitsa ha risposto alle domande dei giornalisti, insiemi ai suoi interpreti, Vlad Abashin, Vladimir Svirski e Sergeï Kolesov

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

loznitsaDue anni dopo My Joy, il regista e documentarista ucraino Sergei Loznitsa torna in concorso con V Tumane (In the Fog), il racconto di tre vite, tre prigionieri condannati a morte all’epoca della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione della Bielorussia. In conferenza stampa Loznitsa ha risposto alle domande dei giornalisti, insiemi ai suoi interpreti, Vlad Abashin, Vladimir Svirski e Sergeï Kolesov.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------


Il tema della guerra era già presente nel film precedente. Perché è importante per lei?

Devo dire, innanzitutto, che da dieci anni volevo fare questo film. Ora ne ho avuto la possibilità. Ma l’idea è molto più vecchia rrispetto a My Joy. E non credo che questo sia un film sulla guerra, quanto un film su dei giovani che si trovano in circostanze particolari. La guerra è presente, ma come contesto, situazione di partenza, spazio in cui si muovono i personaggi. Ciò che mi è piaciuto del libro di partenza è che non c’è mai un confronto con i nemici. Tutti i rapporti, i conflitti hanno luogo tra gli abitanti di questa cittadina. Con la guerra e l’occupazione, le condizioni di vita sono più dure e perciò anche i rapporti sono più duri.


Lo scrittore da cui ha tratto il film, Vasili Bykov, è uno che ha vissuto la persecuzione del regime. Nella sua storia e nel film c’è un riferimento al regime contemporaneo di Lukashenko?

Bykov, preso da altri impegni non voleva partecipare alla realizzazione dello script. Ma mi ha dato subito il via libera, augurato buona fortuna per la riuscita del film. Però non credo sia giusto far riferimenti alla situazione politica attuale, sarebbe una forzatura. Il film si fonda su un tema universale, che riguarda qualunque tempo e qualunque luogo. E, per di più credo che si muova in una dimensione cinematografica, si nutra di atmosfere e vicende che fanno pensare, ad esempio, a George Clouzot, ad Alfred Hitchcock. Se dovessi definire in due frasi il tema del mio film, direi che è il racconto di un personaggio, Bourov, un uomo incapace di fare qualsiasi cosa, soprattutto in situazioni estreme come queste.

 

Come ha preparato le riprese, considerando i piani sequenza, la lunghezza delle inquadrature?

Prima delle riprese, ci siamo riuniti e abbiamo passato in rassegna l’intera sceneggiatura scena. Durante queste riunioni, abbiamo deciso esattamente come girare ogni scena. Quindi, al momento di metterci all’opera, avevamo la sceneggiatura con la lunghezza approssimativa di ogni scena. Abbiamo cambiato molto poco.

 

E gli attori come hanno lavorato? Questa lunghezza, questi ritmi vi hanno riportato in qualche modo al teatro, da cui venite?

Vlad Abashin: Credo sia molto più interessante recitare in un film del genere, perché penso che un buon attore si veda non nei momenti di azioni, ma nelle pause tra questi momenti.

Vladimir Svirski: Abbiamo girato per due mesi ed è stato terribilmente difficile. C’erano cose che non sapevo come fare, cose di cui ancora oggi non mi rendo perfettamente conto. Per esempio, c’era una scena di dodici minuti che mi ha dato molti problemi. Ma il teatro è molto diverso. Lì bisogna fare grandi gesti, parlare ad alta voce per far arrivare qualcosa al pubblico. Il cinema è all’opposto forse.

Sergeï Kolesov: Anch’io ho compreso che il cinema e il teatro sono completamenti differenti. Nelle scene più lunghe, le due espressioni si avvicinano, si parte con un personaggio e si resta calati nello stesso personaggio. Ma per chi viene dal teatro, c’è bisogno di mettere un po’ da parte le proprie origini.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array