CANNES 66 – "Bends", di Flora Lau (Un certain regard)

Bends di Flora Lau

Ha una bella mano la  regista nel descrivere le solitudini dei due protagonisti, nel mostrare un paesaggio che li ingloba in modi indifferenziato, catturandone turbamenti silenziosi, scatti disperato e soprattutto la presenza o meno del denaro che attraversa frequentemente il film. Con un'ottima Carina Lau che, nascosta dietro gli occhiali da sole, capace di esprimere il suo crescente disorientamento

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Bends di Flora LauSulla linea di confine. Tra Hong Kong e Shenzhen in Cina. Storie di intima disperazione, di figure improvvisamente abbandonate costrette a convivere nel proprio isolamento. Sullo sfondo, un paesaggio che sembra più volte riattraversato, nei percorsi in auto, nella metropolitana e nel quale i protagonisti vengono riflessi anche per pochi istanti e poi trascinati via con lui.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Anna è la moglie di un ricco uomo d’affari sparito improvisamente nel nulla. Hui, il suo autista, fa di tutto affinchè il suo secondo figlio possa nascere a Hong Kong per evitare di pagare l’ammenda prevista dal governo cinese. Le loro strade s’incrociano proprio nel frequente parallelismo. Pochi dialoghi tra i due e ognuno col proprio obiettivo. La donna cerca di mantenere lo status sociale al quale era abituata, lui inveceuna vita migliore con la propia famiglia.

Ha una bella mano Flora Lau nel descrivere le solitudini dei due protagonisti, nel mostrare un paesaggio che li ingloba in modi indifferenziato, catturandone turbamenti silenziosi, scatti disperati (il calcio alla porta di casa di Hui dopo che la figlia si era chiusa dentro la camera) e soprattutto capace di mettere a fuoco la presenza o meno del denaro che attraversa frequentemente il film e che regola ogni situazione. Dalla carta di credito che non funziona, ai pezzi della Mercedes o gli oggetti venduti, fino ai soldi lasciati alla donna che si deve occupare della figlia. La regista di Hong Kong, al primo lungometraggio dopo i corti 12.30 e Dry Rain (premiato all’Hong Kong Film Festival)  filma un passaggio di frontiera che sembra in continua evoluzione, tra ponteggi guardati dalle finestre e le tracce di un road-movie che prendono forma soprattutto nel sorprendente finale. Lo sguardo della cineasta sa posarsi efficacemente in special modo sui personaggi femminili, dalla moglie di Hui, alla donna a cui chiede aiuto in ospedale fino ad Anna. Lei, spesso nascosta dagli occhiali da sole, vede cambiare davanti  a sé il próprio spazio domestico che l’aveva sempre protetta. La sua casa vuota há lo stesso impatto di un quartiere di una città cinese dove sono stati buttati giù i palazzi per essere ricostruito dal nulla. Nel filmare questo persistente disorientamento si affida al volto di un’ottima Carina Lau, attrice anche per Wong Kar-wai (Days of Being Wild, Ashes of Time, 2046), Tsui Hark (The Blade, Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma), Hou Hsiao-hsien (Flowers of Shanghai) e del secondo e terzo Infernal Affairs.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array