CANNES 66 – Due clip da The Immigrant di James Gray
Ha raccolto riflessioni diverse sulla Croisette il quinto lungometraggio del regista. Per molti il suo cambiamento è una prospettiva avvincente verso qualcosa di nuovo

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Secondo il Washington Post, a creare il dibattito non sono stati il messaggio politico o l'audacia, come spesso accade, ma il "sentimentalismo". Ebbene, James Gray non ha paura dei sentimenti: "Non c'è ironia postmoderna nel film, e sono sicuro che sarà un aspetto fastidioso per alcuni" ha detto il regista americano, che parla del suo desiderio di catturare emozioni sincere e intense, come nell'opera, e che già precedentemente aveva sottolineato la sua allergia a uno sguardo che corre parallelo ai nostri tempi, "ironici, distaccati, in cui ci piace sentirci più intelligenti dei personaggi dei film".
L'obiettivo dichiarato era quello di fare un film classico, nella prospettiva del mito, pagando il debito verso quello che è il cineasta che lo ha maggiormente influenzato: Francis Ford Coppola. Ma anche Cimino (Heaven's Gate) Fellini (La strada) Altman (McCabe & Mrs. Miller).
E altri cineasti, e artisti, per lo stile, sul quale ha lavorato il direttore della fotografia Darius Khondji: i già citati Robert Bresson (Diario di un curato di campagna) le foto dell'architetto italiano Carlo Mollino, i quadri di Rockwell Kent, Guy Pène du Bois, John Sloane, George Bellows, Robert Henri, Reginald Marsh, Everett Shinn, William Glackens… Gray ricorda anche il cosceneggiatore Richard Menello, già coautore dello script di Two Lovers e scomparso il primo marzo di quest'anno per un infarto.
Il regista racconta che non voleva sparare a zero sul sogno americano: un'impresa troppo semplicistica. "Non è un sogno fasullo, non lo è in molti modi. Ma è un sogno che richiede una lotta", spega, aggiungendo che la riflessione sull'immigrazione dell'epoca ha un'eco nell'esperienza dei migranti di oggi. La fragilità di Ewa e la sua forza, per James Gray, che cita anche Primo Levi e la sua esperienza di Auschwitz in un'interessante intervista rilasciata a Micha? Oleszczyk e pubblicata sul sito di Roger Ebert, rappresentano la sopravvivenza stessa, un mistero affascinante.
Un istinto potente, che l'attrice francese riesce a esprimere grazie alla sua capacità di "irradiare forza di volontà" da un viso tanto bello e delicato. La Cotillard, che ha dovuto lavorare duramente sulla lingua polacca per il film, ha accompagnato a Cannes anche Blood Ties, diretto dal compagno Guillaume Canet e sceneggiato con l'aiuto e il supporto dello stesso James Gray. La vedremo diretta per la prima volta dai Dardenne in Deux jours, une nuit, e ha annunciato l'esordio come regista.
The Immigrant uscirà nei Paesi Bassi e in Francia tra ottobre e novembre, e in USA entro la fine dell'anno per Warner Bros.
Intanto, è stato già annunciato il prossimo film di James Gray, pronto a fare un'incursione nella fantascienza.