CANNES 66 – Incontro con Abdellatif Kechiche, Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux
Abdellatif Kechiche scompiglia i papillon su abito scuro della Croisette con il suo libertinissimo La vie d’Adèle. Chapitre 1 e 2, pieno zeppo di focose e particolareggiate sequenze di sesso omosessuale tra le belle Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, diventate all'istante l'argomento più discusso tra i corridoi del Palais. “Eppure trovo decisamente più difficili e insidiose da girare le scene al tavolo da pranzo o da cena…”
Abdellatif Kechiche scompiglia i papillon su abito scuro della Croisette con il suo libertinissimo La vie d’Adèle. Chapitre 1 e 2, pieno zeppo di focose e particolareggiate sequenze di sesso omosessuale tra le belle Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, diventate all'istante l'argomento più discusso tra i corridoi del Palais…
Cosa la ha interessata della graphic novel da cui è tratto il film?
Kechiche: La storia di un incontro che finisce per rovesciare sottosopra la vita della protagonista, portandola alla scoperta di sé stessa. E poi mi interessava proprio il processo di adattamento di una storia del genere, originariamente ambientata negli anni '90, in uno sfondo di contestazione militante e politica che ho preferito tenere fuori dal film per concentrarmi sugli aspetti più intimi e le diverse fasi di questa relazione. Per questo nel film uso così tanti primi piani, ancora di più di quanti sia abituato a farne di solito: con i primi piani riesci a catturare anche istanti dei volti che a occhio nudo ti sfuggono.
Il film è costellato da un alto numero di scene di sesso molto esplicite girate però con una grande spontaneità, come ci è riuscito?
Kechiche: Trovo paradossalmente più difficili da filmare le scene di pranzi o cene a tavola, dov'è complicato riuscire a raggiungere quella naturalezza della realtà. Nelle scene di sesso invece hai già i corpi a disposizione, sta tutto nel riuscire a catturare la luce giusta, il mood adatto, quegli istanti di bellezza sui volti e sulla plasticità delle membra.
Adèle Exarchopoulos: E' una naturalezza che Abdel rende possibile attraverso il suo modo unico di girare e lavorare sul set. Rende tutto talmente spontaneo che non sai mai quando stia effettivamente riprendendo la scena e quando invece si sia a camere spente, fuori dal set.
E' stato così anche per Léa Seydoux?
Seydoux: Quello che è più eccitante nel girare un film con Abdel è proprio questo elemento di flusso continuo ed infinito della ripresa: questo gli permette di avere un milione di possibilità, ogni istante il film può cambiare completamente, diventare un'altra cosa. Quello che lo rende un regista unico è appunto questa sua capacità di decidere e girare il suo film decidendolo al momento, istintivamente.
Vedranno la luce prima o poi gli altri capitoli della storia di Adèle?
Kechiche: E' dai tempi de La schivata che ho puntualmente problemi a lasciarmi i miei personaggi alle spalle. Stavolta l'occasione è davvero ghiotta e ho già immaginato una grande quantità di nuove avventure che potrebbero accadere ad Adèle. Al momento si tratta solo di idee, ma mi eccitano parecchio, dunque in futuro chi lo sa?