CANNES 66: Incontro con Roman Polanski, Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric per "La Vénus à la fourrure"
E’ in splendida forma il regista che presenta, assieme ai due protagonisti, l'ultimo film in concorso, tratto dalla piece di David Ives, anche cosceneggiatore del film. Ritorna in competizione dopo la Palma d'Oro per Il pianista del 2002, fa le foto col cellulare all'affollata sala stampa, vuole la domanda secca. Quando non vede chi la fa, chiede: "Da dove viene la voce. E' Dio che parla?". E chiarisce sin da subito il rapporto che ha con gli attori.
E’ in splendida forma Roman Polanski. Giacca bianca, accanto a Emmanuelle Seigner bionda e Mathieu Amalric vestito di scuro, il regista presenta l'ultimo film in concorso di questa edizione del Festival di Cannes, La Vénus à la fourrure, tratto dalla piece di David Ives, anche cosceneggiatore del film. Ritorna in competizione dopo la Palma d'Oro per Il pianista del 2002, fa le foto col cellulare all'affollata sala stampa, vuole la domanda secca. Quando non vede chi la fa, chiede: "Da dove viene la voce. E' Dio che parla?". E chiarisce sin da subito il rapporto che ha con gli attori.
Gli attori li ha dominati o sono stati dominati
Roman Polanski: Sono io che li domino. E li picchio anche quando posso, ma non si lamentano.
Quali sono le sfide con due soli attori sulla scena?
Roman Polanski: Nel mio primo film, Il coltello nell'acqua, c’erano tre personaggi. Vengo da una scuola di cinema e tra le sfide piu' difficili c'e' proprio quella di girare con due soli personaggi.
Come ha lavorato sulla scena del teatro, soprattutto nell'utilizzazione di differenti livello dello spazio?
Roman Polanski: Mi è piaciuto lavorare sullo spazio di teatro. Quando avevo letto la piece di David Ives ho deciso di adattarla perché ho pensato che era divertente. Mi è stato data l'anno scorso dal mio agente quando ero a Cannes per presentare la versione restaurata di Tess che mi ha detto: “Ecco un testo che ti può interessare”. Allora ho pensato che se dovevo adattare questo testo lo dovevo fare nel contesto teatrale. Del resto molte audizioni in Francia si fanno dentro un teatro. Quello che c'e' nel film non esiste ma è stato ricostruito e qui dentro abbiamo voluto dar una sensazione di claustrofobia.
Quali difficoltà ci sono state nell’adattamento?
Roman Polanski: La scommessa era cercare di non annoiare lo spettatore con due soli personaggi della scena. Mi ha stimolato confrontarmi con questa difficoltà. L’origine del testo non ha importanza. Quello che conta è il risultato. Questo testo era straordinario già di base.
E per gli attori?
Emmanuelle Seigner: Mi sono molto divertita a fare questo ruolo comico. Molto lavoro ma divertente
Mathieu Amalric: Ci sono due personaggi ma in realtà sono quattro. In certii momenti non sapevo più con chi stavo recitando se con Emmanuelle o con Vanda. Prima ho testo la sceneggiatura che mi ha mandato Roman. Poi ho letto la pièce di David in inglese. E a uhn certo punto nel film non si sa più dov’è la verità
E Venere come dea della vendetta?
Emmanuelle Seigner: Non è tanto la vendetta che metto in gioco ma è più una rivalsa
Roman Polanski: Leggendo il testo pensavo: "Ecco un ruolo per Emmanuelle". E doveva essere tutto francese: testo, luogo. E speravo di essere bleffato da lei. Quando gliel’ho fatto leggere in inglese, lei era entusiasta
Chiudiamo con Cannes. Lei ha un lungo rapporto col Festival
Roman Polanski: Vengo a Cannes sin dai tempi quando ero studente. E allora era meglio perché potevo passeggiare liberamente senza essere riconosciuto. La mia prima esperienza in concorso è stata disastrosa, con L’inquilino del terzo piano. Quando invece ho presentato Il pianista, poi ero rientrato a Parigi. La mattina stessa dei premi sono stato poi richiamato per tornare al Festival.