Cannes 67 – Naomi Kawase racconta Still the water

Still the water, di Naomi Kawase

Naomi Kawase, che vinse la Camera d'Or nel 1997 con il suo primo lungometraggio Moe no Suzaku, partecipa a Cannes 67 in concorso con la sua ultima opera Still the Water (Futatsume no Mado).

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Still the water, di Naomi Kawase

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Still the Water, di Naomi KawaseNaomi Kawase, che vinse la Camera d'Or nel 1997 con il suo primo lungometraggio Moe no Suzaku, partecipa a Cannes 67 in concorso con la sua ultima opera Still the Water (Futatsume no Mado). Ambientato nell'isola subtropicale giapponese di Amami-Oshima, il sedicenne Kaito trova un cadavere nelle acque del mare. Insieme alla sua fidanzata Kyoko, i due giovani cercheranno di comprendere questa misteriosa scoperta, in un percorso di formazione che si intreccerà con esperienze di amore, vita e morte. Il cinema di Naomi Kawase è da sempre caratterizzato da una forte impronta autobiografica: in questo caso, è la morte della sua prozia (la donna che ha cresciuto la regista al posto dei suoi genitori biologici, divorziati quando Kawase era ancora giovane) a ispirare in Kawase una riflessione sulla relazione tra la grandezza della natura e la solitudine umana, tematiche già esplorate nei suoi precedenti lavori.

 

Still the Water, di Naomi KawaseLa stessa regista afferma, riguardo alla location scelta: "Qualche anno fa, ho scoperto che i miei antenati sono originari dell'isola di Amami-Oshima. È stata mia nonna a rivelarmelo, durante un viaggio con la mia madre biologica e la mia madre adottiva. Il sangue che scorre nelle mie vene ha la sua fonte in quest'isola. Durante il viaggio alle sorgenti termali, quando ho visto queste tre donne lavarsi la schiena a vicenda, sono stata posseduta da un sentimento che non avevo mai provato. È stato allora che tutto si è connesso. La trasmissione da madre a figlia, che si rinnova infinitamente, attraversa il tempo. All'epoca del viaggio, portavo nel mio utero una nuova vita. Questa nuova vita, che ancora non aveva visto la luce del giorno, un giorno potrebbe portare la mia dinastia in sé. Dopo molti anni, nel 2008, ho visitato l'isola di Amami-Oshima per la prima volta. Prima di partire, ho studiato una mappa dell'isola. Sulla costa meridionale ho visto il villaggio dei miei antenati. Il mio cuore saltava all'idea di come possa essere stata la loro vita. Da allora, ho fermamente deciso che avrei girato un film sull'isola. Per questo posso affermare che ho impiegato sei anni a sviluppare, preapare e completare il film. Ho sempre ambientato i miei film a Nara, il villaggio rurale dove sono cresciuta, ma la morte della mia madre adottiva, la persona che mi legava a Nara, è servito da punto di svolta, così mi sono convinta a girare il mio nuovo lavoro ad Amami". 

 

Still the Water, di Naomi Kawase"Gli abitanti di Amami-Oshima verano la natura come fosse un dio. Sostengono che oltre il mare vi è una terra chiamata Neryakanaya, "sorgente di abbondanza". Lì è dove l'anima si reca dopo la morte. Solitamente l'immagine collegata all'isola è quella dell'azzurro oceano che la circonda, ma penso che il verde sia più appropriato, visto che l'isola è coperta da montagne e foreste. Gli abitanti credono che ci sia un dio in ogni albero, roccia e pianta, e che essi li proteggano, e per questo vivono in armonia con essi. Per questo sono capaci di vivere aprendo il loro cuore. Alla morte di una persona cara, non si chiudono in lutto, ma vedono la separazione come un momento nell'eterno fluire del tempo. È solo un'anima che ha lasciato un corpo, ma essa continuerà a vivere, felice e sorridente, nella terra di Neriyakanaya. Questo è la sfumatura tra la vita e la morte per come viene percepita ad Amami-Oshima. Vita e morte sono connessi attraverso gli dei della natura. il mare, le montagne, le piante, le rocce, l'acqua… Queste divinità silenziose potrebbero facilmente essere uccise nel nome dello "sviluppo", ma dovremmo fare i conti con dolorose conseguenze per numerose generazioni a venire. Non mi è ancora ben chiaro quanto, ma la questione dell'"assassinio delle divinità" è una parte importante di questo progetto, forse la sua spina dorsale. Vorrei che gli spettatori capissero che gli esseri umani non sono al centro di ogni cosa, ma siamo una parte del ciclo della natura. Ho voluto costruire una storia in cui la conclusione sia che questo immenso ciclo, all'interno del quale tutti noi viviamo, è di essenza divina. La nostra anima è complessa, vaga e imprevedibile. Spero di poter vedere uomini e donne maturare attraverso il loro contatto con questa divinità che chiamiamo "natura". E spero anche che il tempo speso in presenza di questo film possa arricchire la loro anima".

 

Nella nostra fotogallery, troverete altre foto di scena da Still the Water

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