Cannes 78 – Bi Gan e il cast raccontano Resurrection

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Il regista cinese ha presentato il suo nuovo film, in un dialogo intenso e quasi poetico sul senso del cinema, del tempo e della realtà

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Alla 78ª edizione del Festival di Cannes, la presentazione di Resurrection, il nuovo film del regista cinese Bi Gan, si è trasformata in un dialogo intenso e quasi poetico sul senso del cinema, del tempo e della realtà.

Fin dai primi interventi, è emersa la natura profondamente onirica e percettiva di Resurrection. L’attore Jackson Yee, già noto per il suo ruolo in Better Days, ha raccontato: “Per me, i sogni sono il mio mondo. Non ho mai avuto il tempo di viaggiare per conoscere davvero il mondo, ma attraverso i film posso raccontarlo. Questo film è come un sogno condiviso con lo spettatore”.

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Le riprese, spesso effettuate in notturna o alle prime luci dell’alba, hanno contribuito a creare un’atmosfera sospesa. Yee ha descritto una sequenza centrale del film, girata tra le due e le tre del mattino, come una delle esperienze più intense della sua carriera: “Durante l’ultima ripresa, il clima era perfetto. C’era una sensazione di battaglia invisibile, come se fossimo davvero dentro un sogno. Abbiamo girato solo una take, ma sapevamo che era quella giusta”.

L’attrice Shu Qi, tra le interpreti principali, ha portato sullo schermo un personaggio stratificato, che riflette il ruolo stesso dell’autore: “Il mio personaggio rappresenta un punto di vista molto diretto, quasi come quello di un regista. Abbiamo discusso a lungo con Bi Gan su come inserire questa figura in un film che è tutto tranne che lineare”.

Secondo Bi Gan, Resurrection mette in scena un’interazione tra “personaggi razionali e altri deliranti”, in un equilibrio precario tra lucidità e allucinazione. “Volevamo che ogni attore portasse una parte di sé nel personaggio – ha detto – ma che allo stesso tempo diventasse qualcosa di altro, qualcosa che vive solo dentro il tempo del film”.

Uno dei temi centrali della conferenza stampa è stato il lavoro sul suono, concepito non come elemento accessorio, ma come cuore narrativo e percettivo dell’opera. Il sound designer Li Dongfeng, collaboratore storico di Bi Gan, ha spiegato: “Ci siamo interrogati su quando e come introdurre la voce reale di He Dan Feng, e su come manipolarla. All’inizio del film, abbiamo pensato di usare un arpeggio vocale, poi l’abbiamo fatto ruotare, levitare, fondere con lo spazio sonoro”.

La colonna sonora – realizzata insieme a un team internazionale – evoca un universo in continuo mutamento: “Il rumore è presente come atmosfera. Abbiamo cercato di far sì che ogni periodo storico avesse un suono specifico, riconoscibile, e allo stesso tempo nuovo” –  ha aggiunto Dongfeng.

La collaborazione tra suono e immagine è frutto di anni di lavoro congiunto. Come ha ricordato He Dan Feng, “il design sonoro era il nostro modo di evocare una memoria del cinema. Ogni fase del film porta con sé una sensazione acustica diversa. Siamo passati dal silenzio ai rumori del mondo, poi a una musica che si scioglie in suoni animali, uccelli, pioggia, creando una sinestesia totale”.

Il film è anche il risultato di un sodalizio artistico che dura da oltre un decennio. Bi Gan ha lavorato a stretto contatto con il direttore della fotografia Jin Song Dong e lo stesso team di Long Day’s Journey Into Night. “Siamo diventati come una casa in fiamme – ha detto con una metafora affettuosa – un gruppo coeso, capace di capirsi senza parlare troppo”.

Jin Song Dong ha sottolineato come l’approccio visivo del film sia nato dalla volontà di attraversare epoche cinematografiche diverse: “Abbiamo cercato di riconoscere ogni periodo storico attraverso la luce, il colore, la composizione. Ogni sequenza rappresenta un dialogo tra generi: melodramma, fantascienza, cinema noir, fino al teatro che si dissolve nel finale”.


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