#Cannes2016 – Xavier Dolan: “Louis è l’occhio che guarda il film”

Il regista canadese arriva sulla Croisette con uno dei titoli più attesi a due anni di distanza dal Premio della giuria per Mommy. Parla, tra le altre cose, del montaggio, la musica e i piani stretti

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È arrivato sulla Croisette Xavier Dolan con uno dei film più attesi del festival. C’è qualche minuto di ritardo. Poi l’arrivo dell’enfant-prodige canadese con il suo cast (Nathalie Baye, Marion Cotillard, Léa Seydoux, Gaspard Ulliel e Vincent Cassel) viene accompagnato da numerosi applausi.

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Dolan è sorridente, emozionato ma anche sicuro di quello che dice. Gli attori sono come rapiti dalla sua personalità. “Ha un modo singolare e unico di lavorare con gli attori” dice Marion Cotillard. E Gaspard Ulliel aggiunge: “È un sismografo dei sentimenti”.

L’accoglienza però è stata un po’ tiepida rispetto alla marcia trionfale di Mommy di due anni fa con cui ha vinto il Premio della giuria ex-aequo con Adieu au langage di Jean-Luc Godard. Ma lui non se ne preoccupa. Anzi la prende sportivamente: “A Cannes di solito i film dividono. Questo ha bisogno di tempo per fare in modo da essere non solo guardato ma anche sentito dal pubblico”.

Il montaggio è una fase decisiva nel suo cinema: “Mi aiuta a scrivere il progetto successivo. Quello di Mommy mi ha aiutato a preparare Juste la fin du monde. Lì si realizzano gli errori commessi che avvengono non tanto nella realizzazione ma proprio in fase di sceneggiatura. Lo script qui, era breve, di circa 80 pagine”. Poi, come in tutto il suo cinema, è determinante l’uso della musica: “Tutte le canzoni giocano un ruolo importante e sono nella vita dei personaggi. A volte la canzone può arrivare dalla radio. Oppure dalla casa vicina. E poi ho avuto la fortuna di lavorare con un grande compositore come Gabriel Yared”.

xavier dolan, nathalie baye, marion cotillardLa mdp è sempre molto vicino ai personaggi: “Doveva essere un film di volti. Ho sentito la necessità di avvicinarmici per catturare silenzi, tensioni, frammenti del loro privato. Dovevo ridurre la distanbza”. Sull’improvvisazione: “È il margine dove si prendono decisioni istantanee”.

Juste la fin du monde è tratto dalla pièce di Jean-Luc Lagarce: “Mi ha colpito il nervosismo di tutti i protagonisti. La gente grida, piange, esplode. Agli attori ho chiesto di esprimere le imperfezioni dei ruoli dei personaggi. Louis reagisce all’atmosfera isterica che lo circonda. È lui l’occhio che guarda il film”.

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