#Cannes2017 – “Il western è pura fuga”. La Master Class di Clint Eastwood

Dopo la presentazione della copia restaurata de Gli Spietati (ieri in sala Debussy), ecco finalmente arrivato il momento della tanto attesa Master Class di Clint Eastwood…

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Dopo la presentazione della copia restaurata de Gli Spietati (ieri in sala Debussy), ecco finalmente arrivato il momento della tanto attesa Master Class di Clint Eastwood. Del resto le tre lunghissime file che si intrecciano all’entrata della sala Buñuel sono lì a testimoniare la profonda affezione instaurata tra l’ambiente del Festival di Cannes e il leggendario attore/regista americano. Il direttore del Festival Thierry Frémoux lo presenta con particolare emozione e il pubblico ricambia con un lunghissimo applauso, stoppato dallo stesso Clint che fa un ironico gesto da cowboy… si inizia. Frasi secche, niente fronzoli, subito al cuore dei discorsi e poi si passa alla prossima domanda. Eastwood non si smentisce: “mi piacciono i western, penso che siano pura fuga. Ogni bambino vuole un cavallo e una pistola giocattolo per essere qualcun’altro, il genere resiste proprio perchè rappresenta la fuga verso un tempo mitico, un’epoca della fantasia precedente alle nostre strutturate società.”

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

unforgiven_7_eastwood_freemanOvvia la domanda sui due maestri Sergio Leone e Don Siegel, ai quali proprio il suo film del 1992 Gli Spietati è dedicato: “certo, sono stati i miei due mentori. Sergio era una persona molto particolare, sempre interessante, da cui ho imparato molto. Don era una persona efficentissima, velocissima sul set, un maestro del lavorare veloce. Ma io ho incontrato il Western prima di Don e Sergio, in una serie televiva di nome Rawhide. Vedete: io sono figlio dell’epoca della Grande Depressione, mi ricordo tanti spostamenti da ragazzo, sempre in cerca di lavoro. Il primo contratto con la Universal è stato importantissimo e ho passato gli anni ’50 barcamenandomi in piccoli e medi ruoli. Sino all’occasione di Rawhide. Da allora ho potuto mantenermi da solo, un sogno per me. Ma durante le riprese della serie il mio agente mi ha proposto uno strano western italiano da girare in Spagna, di nome Il magnifico straniero, io dissi subito no. Lessi la sceneggiatura, non mi sembrò ottima, poi giravo già una serie western in America. Insomma, non ero interessato. Poi mi resi conto che il film era una sorta di remake di Yojimbo di Kurosawa, un film che amavo molto, e allora accettai. Andai in Europa, la produzione era molto piccola, ma Sergio aveva le idee molto chiare: voleva fare un western di pura fantasia, quasi operistico. Uscì nelle sale con un titolo nuovissimo per me, Per un pugno di dollari. Il resto è storia”.

Play-Misty-For-Me-Clint-Eastwood-1971Interessante anche il ricordo dell’esordio alla regia, Brivido nella notte (1971): “a quell’epoca ero un attore che aveva fatto diversi film di successo con la Universal. Gli proposi pertanto questa storia e gli dissi che volevo dirigerla. Loro accettarono. Il mio agente, poi, mi comunicò che per quest’esordio difficilmente sarei stato pagato… gli risposi ok, va bene, avrei dovuto pagare io per fare quell’esperienza”. Il 1971 è anche l’anno de Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! di Don Siegel, un film che all’epoca fece molto discutere: “si beh, credo che quella sia stato un po’ l’inizio della nostra epoca del politicamente corretto. A prescindere dalle opinioni personali, credo che il politicamente corretto abbia ammazzato la nostra epoca, così priva di senso dell’umorismo”. Un senso dell’umorismo che Eastwood ha sempre manifestato, come nei film Filo da torcere (1978) e Fai come ti pare (1980) dove recita affianco ad un orango di nome Clyde. Clint ricorda quei film con affetto: “li ho interpretati e prodotti perché ci credevo molto. Erano naiv, certo. Tutti intorno a me dicevano che sarebbero stati dei flop, che non dovevo farli, ma io pensavo che i bambini e le famiglie li avrebbero visti. Alla fine furono detestati dai critici, ma furono dei grandi successi al botteghino. Ecco: mi piace lavorare su storie semplici, come in Bronco Billy, un film capriano, che avrebbe potuto fare Frank Capra”.  Infine il cinema: “non sono andato spesso a vedere film negli ultimi due anni, American Sniper e Sully mi hanno dato molto da fare. Ma quando posso rivedo dei vecchi film, mi piace rivedere i film di Billy Wilder, Viale del tramonto o La fiamma del peccato“. Quindi il Festival di Cannes: “perchè i francesi mi amano così tanto? Perchè sono un po’ matti, quindi li adoro anche io”.

 

 

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative