#Cannes2017 – Jeune femme, di Léonor Serraille

Lénor Serraille, come una novella Celine Sciamma, è animata da uno spirito truffauttiano nella messa in scena: ama la sua stramba protagonista e crea un credibile percorso umano. Ottimo esordio

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Si inizia da una crisi, siamo già dentro la vita di qualcuno. Paula è appena stata lasciata dal suo fidanzato (un ricco fotografo parigino), non si rassegna, deve addirittura intervenire la polizia per allontanarla dall’abitazione e nel trambusto si ferisce la testa… una ferita che pian piano, durante il film, si rimarginerà e si riaprirà, configurando il lento e tortuoso percorso della donna verso una nuova libertà. “Ero tutto per lui, ora non ho più niente…“. Paula è senza soldi  e “fuori di casa”, persa nella grande metropoli, in compagnia del loro gatto che ha deciso di portare con se. Inizia a trovare alloggi di fortuna, chiede favori a personaggi bizzarri, vive pienamente la sua delicata condizione in attesa che la ferita si “cicatrizzi”.

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Jeune femme è costellato da incontri fortuiti e bonari inganni, litigi furiosi e schiaffi ricambiati, lavori inventati (la baby sitter “diciottenne” a trent’anni) o trovati per caso (la commessa in un negozio perchè si ha “curiosità”), insomma di tanti movimenti colti nei pochi giorni che il cinema decide di condividere con Paula. I giorni del passaggio, i giorni di una risoggettivazione, perchè sono anche i giorni che le diranno se è veramente incinta…

Ecco allora: ciò che conquista subito di quest’ottimo esordio è il tono leggero che riesce pienamente a dipinge il dramma, adottando uno stile che pedina con affetto il suo personaggio senza mai essere invadente. Léonor Serraille, come una novella Céline Sciamma, è animata da un sincero spirito truffauttiano nella sua messa in scena: ama la sua stramba protagonista e ha l’intelligenza di rispettare tutti i tempi di una straordinaria attrice, Laetitia Dosch, che riesce sempre a illuminare lo schermo in un’altalena di stati d’animo. Jeune femme è un film su Parigi, poi. Sui suoi luoghi di passaggio e sulla proverbiale flânerie, ma anche sulle sue antiche attrazioni e sul loro fascino immortaleUn film che si immerge nella città concedendo però al linguaggio, alla parola, al contatto fugace instaurato con ogni sconosciuto un ruolo fondamentale. Paula soffre tantissimo l’abbandono, sbraita, si muove, sanguina e si rialza, proprio perchè ama visceralmente la vita. Commuovendosi ancora per un gatto o sorridendo sinceramente a una nuova amica. Ed è tutto qui, in fondo: Léonor Serraille crea un adorabile personaggio contemporaneo e poi lo affida a una straordinaria attrice che lo fa vibrare di potenti sentimenti umani…

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