#Cannes2018 -The man who killed Don Quixote, incontro con Terry Gilliam e il cast

Dopo 25 anni d’attesa, il regista sembra di essere diventato una particolare versione dell’uomo della Mancia. Circondato dai suoi scudieri, ride in continuazione mentre parla dei suoi mulini a vento.

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The man who killed Don Quixote. La maledizione di Gilliam, oppure la storia interminabile. A Cannes l’attesa turbolenta dell’ ultimo lavoro di Terry Gilliam arriva al suo lieto fine: proiezione di chiusura del festival e uscita nelle sale francesi. Ma il film del regista statunitense naturalizzato britannico, che cominciò a sviluppare il progetto 25 anni fa, continua a ripiegarsi, ad aggiungere nuovi capitoli e ad andare oltre lo schermo, la letteratura, la realtà e la finzione. All’incontro con la stampa, il realizzatore ride e scherza senza sosta, rivelando anche un senso di sollievo, ma soprattutto l’atteggiamento  del trionfo. Durante tutti questi anni di lotta contro mulini a vento – in ultimo la polemica col produttore portoghese Paulo Branco, che sembrava voler proibire la visione del film a Cannes- Gilliam sembra di essere diventato ormai un vero, rosso e infaticabile Don Chisciotte. Accanto lui, sorridono anche tutti i suoi fedeli Sancho Panza: i protagonisti, Jonathan Price e Adam Driver, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro, Stellan Skarsgard, Rossy de Palma, Oscar Jaenada, Jordy Mollà e Sergi Lòpez. Per adesso, nella Mancia, non ci sono nemici in vista; soltanto tante risate, sguardi tra amici, battute brutali e battaglie che continuano ad essere vinte.  

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Terry prende la parola e definisce la polemica intorno al film come una “condizione medica che è stata curata e risolta”. Poi, naturalmente, una risata, che continua quando Jonathan Price parla sulla sua esperienza col regista: “Più che contento di lavorare con Terry, sono contento di lavorare! Alla mia età…noi abbiamo una lunga storia insieme, dai tempi di Brazil. Se lavorerei con Terry Gilliam un’altra volta? Assolutamente no! Scherzo, lavorerei con lui subito…Terry ha messo tanti ostacoli per fare il suo Don Chisciotte,voleva aspettare che io fossi abbastanza vecchio per interpretarlo”. “Vero, Jonathan è invecchiato abbastanza per portare la barba e sopracciglia bianche, quindi ottimo“, aggiunge Gilliam.

Allora, consideri a Don Chisciotte un eroe? Cosa significa per te?, chiede qualcuno. “Più che un eroe, è stato un fastidio, mi ha rotto le scatole per 25 anni!” Per un’attimo, il regista diventa serio e prova ad approfondire nella dimensione letteraria di Cervantes: “Don Chisciotte e Sancho Panza sono dei personaggi brillanti, icone della letteratura, parlano della realtà e dei sogni delle persone, come non fare un film su di loro? Non ho nient’altro da dire… ma perché nessuno ha chiesto come è per me lavorare con Terry Gilliam? Eccolo, il vero Quixote è tornato.

Mentre Gilliam continua ad andare avanti a modo suo, come se cavalcasse sul 

suo proprio Ronzinante, il pubblico prova a riportarlo nella realtà. Come mai ha scelto questi attori in particolare?Perché erano economici! Non ho potuto evitare Jonathan, lui sa dove abito. Nel caso di Adam, soltanto perché era disponibile. Mia figlia ha organizzato un’incontro con lui, non mi ricordo nemmeno com’è stato, soltanto che non assomigliava per niente al Tony Grisoni che avevo immaginato…A prate gli scherzi, è difficile trovare il cast giusto, ma tutti quanti qua sono fantastici, e mi hanno salvato”. Adesso,  è Adam Driver ad entrare nella frequenza Gilliam: “Come mi sono preparato? Io non penso molto, non faccio riflessioni su cosa è facile o difficile nemmeno su dove siamo o dove stiamo andando, sono una persona egoista. Nella sceneggiatura, la sceneggiatura diceva cosa dovevo fare e l’ho fatto, scusate la risposta noiosa”. 

Gilliam ha pure una risposta per spiegare, e raccontare, l’evoluzione del film in tutti questi 25 anni:La storia non è tanto cambiata, è stata migliorata. Tony Grisoni, lo sceneggiatore, è molto lento a scrivere. Al’inizio, il personaggio era un tipo che si svegliava nel secolo XXVIII accanto a Don Chisciotte ma così il progetto era troppo caro produttivamente. Era più economico ambientarlo nel mondo attuale”. Poi, arriva il momento di parlare sulla polemica e la cosiddetta “maledizione del Chisciotte”. Dove meglio non ripetere il nome Paulo Branco tre volte in seguito. “Il film non è nel limbo, ci sarà una distribuzione internazionale ed esce nelle sale francese tra un paio d’ore. Quindi, sono molto soddisfatto. Poi, è molto bello vedere come un film possa essere un riflesso della realtà, con un personaggio che è la nemesi di Don Chisciotte. Paulo, grazie per interpretare quel ruolo!”

A un certo punto, il resto del cast è invitato a partecipare, a diventare veri scudieri e a raccontare la bellezza di lavorare con Terry Gilliam. Un “atto d’amore”, “un’esperienza faticosa, intensa e unica, dove più che lavorare ti senti come un bambino che gioca”, “un tizio a cui piace essere brutale, a volte crudele, pazzo, creativo”, un set dove “ridi in continuazione e dove ogni ripresa finisce per forza con una risata scatenata del regista”. I complimenti si succedono, Gilliam prova a rimanere in silenzio e a lasciarsi adorare. Ma non ci riesce: “Molto meglio essere regista, lavori sempre, non come gli attori che devono aspettare 40 minuti, due ore, un giorno per due secondi sullo schermo, è terribile essere attore, non so come lo fate!”

In questo mondo pazzo, abbiamo bisogno di più Don Chisciotte? Terry risponde subito: “Lui è molto reale, molto più credibile di altri supereroi, pieni di poteri ma senza umanità. E molto più interessante e ispiratore non avere un super potere”.  

 

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