#Cannes2018 – Zimna Wojna. Incontro con Pawel Pawlikowski e il cast

Il regista polacco, accanto ai suoi protagonisti, parla del suo film – in Concorso – e dei contrasti: nostalgia, silenzi e jazz, colori e bianco nero, Guerra e Amore.

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Mentre la 71 edizione del Festival di Cannes si svolge a una temperatura più bassa del solito, la conferenza stampa dell’ultimo film del regista polacco Pawel PawlikowskiZimna Wojna (Cold War) – sull’amore impossibile ai tempi della Guerra Fredda – riscalda subito l’ambiente. In parte, grazie al sorriso e alla freschezza della protagonista Joanna Kulig, in parte grazie alla complicità tra lei e il suo co-star, Tomasz Kod. È soprattutto grazie al modo di fare del regista di Ida, lontano dall’atmosfera monocromatica dei suoi film, e alla sua abilità di passare da un’analisi profonda a una battuta inaspettata. La dinamica del film – che si muove tra nostalgia e musica, tra guerra e amore, tra Storia e finzione, tra silenzio e jazz – si percepisce anche nell’incontro, e nella forza di un popolo che anche dopo anni di guerre e sofferenze, é capace di raccontarsi e ridere di se stesso.

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Joanna, entusiasta, e la prima a prendere la parola: “Per me e stato difficile fare la ballerina, amo la musica, sono cresciuta in montagna, dove se qualcuno nasce o muore tutti cantano, per me è naturale. Ma ballare è difficile, sincronizzarsi bene è una vera sfida. Sono una persona adulta, ho dovuto praticare su come muovermi, sul ballet, un lavoro di mezzo anno con un gruppo polacco, spero che sia venuto bene!”. Poi, Tomasz si confessa: “per me il pianoforte era un mistero, ho dovuto imparare a passare tempo col pianoforte, ho avuto lezioni, difficile ma bello. Qualcosa di nuovo, una grande esperienza e una opportunità meravigliosa”. 

Mentre i presenti continuano a scambiare chiacchiere e ogni tanto si sente il suono del cellulare, il regista si riferisce all’importanza del suono nei suoi film: “Ieri durante la proiezione ho sofferto perché le persone aprivano e chiudevano le porte, suonava un cellulare… abbiamo lavorato tanto tempo sul suono, la stessa cosa con Ida, doveva essere molto preciso, selettivo, importante ma senza distrarre. Ci metto lo stesso sforzo col suono che con l’immagine e le interpretazioni”.

La domanda sulla chimica tra i protagonisti scatena subito una risata nervosa. Il regista li guarda entusiasta, e li incoraggia, “dai, dovete rispondere a questa!” Joanna ci pensa un attimo e poi risponde: “Per me la cosa più importante era creare qualcosa sensibile, intensa, soprattuto in un film in bianco e nero. Visto che con Pawel le scene le devi ripetere 15 volte, 20, 30 volte, era molto intenso. Quando eravamo sul set, fino alle due dal mattino, ho cominciato a prendere tutto questo come una meditazione, e devo dire che funziona. E poi, io e Tomasz siamo amici, abbiamo una amicizia stretta, un rapporto difficile, pero molto intenso”. Tomasz è abbastanza d’accordo: “a volte, eravamo come sorella e fratello, la proteggevo, siamo stati già coppia in un altro film ma era molto diverso”. “Sì”, annuisce subito l’attrice, “mi ricordo che dovevo sempre usare dei tacchi accanto a Tomasz, lui mi diceva d’indossarli!” Pawel entra nel mood: “Tomasz ha una grande capacità per farsi più piccolo, in Polonia non abbiamo tanto soldi per il Cinema quindi dobbiamo usare dei trucchi, sempre gli stessi attori”, scherza. E le risate continuano.

La scelta del bianco e nero è qualcosa che continua a incuriosire i presenti. Per il regista, era molto importante non ripetere la formula di Ida, allontanarsi, quindi all’inizio pensava di girare a colori. Ma poi, rivela, “non trovavamo i colori giusti, quindi abbiamo pensato che fosse più onesto farlo in bianco e nero, lo rende molto più drammatico perchè c’è più contrasto. Ho cercato di sentire il film, il flusso, la musica che è anche fondamentale, e poi essere attento a cosa stava emergendo”. Tra risa e sguardi complici, Joanna continua a sfogarsi: È vero che è stato un processo molto dinamico, la troupe era sempre pronta a cambiare, tutti cambiavano, a volte era stressante e mi perdevo, ma ce l’abbiamo fatta, è uscita una cosa bellissima. Ecco, volevo dire questo.”

Tra amori impossibili, interferenze, colori, bianco e nero e nostalgia per i tempi passati, l’incontro arriva alla fine. E il regista vuole condividere la sua malinconia e il suo particolare modo di concepire l’amore: “Amore vuol dire sempre dover passare degli ostacoli. È molto difficile raccontare una storia d’amore, non soltanto avendo come sfondo una guerra ma sempre. E soprattutto in questi tempo, dove tutti sono distratti, schermi, cellulari, internet, pieni di persone belle, c’è molto rumore. Si rende difficile concepire il momento dell’innamorarsi come un incontro dove vedi qualcuno e poi non esiste più nessun altro. Nei tempi di Zimna Wojna, e anche in quelli di Ida, la vita era più violenta e drammatica, penso che i sentimenti fossero più profondi. Mi piace molto andare indietro, sento tanta nostalgia. Non per la guerra o per Stalin! Ma per questa chiarezza che oggi non esiste più”. 

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