#Cannes2019 – The Dead Don’t Die. L’incontro con Jim Jarmusch e il cast del film

A Cannes arrivano il regista ed il cast del film, primo lavoro in concorso ad essere presentato alla Croisette. Si è parlato di vita dopo la morte, di social network e, ovviamente di zombi

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«La politica non mi interessa particolarmente. Sono incuriosito più dalle relazioni sociali, quindi quando la politica smette di essere l’espressione di quelle relazioni, per me, diventa totalmente priva di appeal». Forse è questo il dato più interessante da registrare alla fine della conferenza di The Dead Don’t Die, primo film ad essere presentato a Cannes 72.
A sprigionare cotanta saggezza è lo stesso Jarmusch, canuto autore della scena indie newyorkese ormai tra gli habitué della Croisette.
Ma non fare riferimenti alla politica, quando presenti un film come The Dead Don’t Die, risulta un fatto abbastanza complicato. Perché gli zombi protagonisti della sinossi saranno anche divertenti, ma restano pur sempre un’allegoria decrepita del mondo occidentale, tra tazze di caffè e dipendenze dagli smartphone.

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Così, ad un regista convinto di vedere uno zombi che si aggira alla Casa Bianca, risponde Selena Gomez, dicendosi preoccupata da chi Twitter lo usa in maniera convulsa (magari vincendoci anche le elezioni…): «Sì, anche se ho molto follower su Instagram sono molto impaurita dall’impatto dei social network sulla nostra società, sta cambiando le abitudini delle persone e non so fino a che punto questo sia un bene. Anche perché non so quanto sia possibile cambiare questa situazione».

Jarmusch però racconta di essere particolarmente fiducioso nei teenager di oggi: «La nostra società è fatta di stereotipi, a partire dall’arte fino alla musica. Ma è grazie ai ragazzi se questi stereotipi saltano via nel tempo, quando nuove generazioni sono pronte ad imporre le proprie novità». 

Jarmusch Cannes

Poi si passa a parlare della presenza di sole 4 registe donne a Cannes, che evidentemente non è abbastanza per il co-produttore di The Dead Don’t Die, Carter Logan. Ed ancora, alcune considerazione di taglio esistenziale sulle possibilità di una vita dopo la morte, su cui taglia corto Bill Murray: «Credo ad un’aldilà, certo! Ma non credo che sarà per tutti…».

Insomma, di considerazioni che riguardino propriamente il film non ne escono fuori molte, se non quando si parla dei padri putativi dell’horror, ai quali Jarmusch si è inevitabilmente ispirato: «Ovviamente La notte dei morti viventi di Romero è stato il primo film zombie che ho visto, così come la maggior parte dei suoi film. Certo, da ragazzino ero più attratto dagli altri mostri in circolazione, mi impressionavano di più, specialmente Dracula; sono un fan accanito dei vampiri, persino più che degli zombie. Amo registi contemporanei come Sam Raimi John Carpenter ma Romero credo che abbia cambiato definitivamente l’idea di zombi e di “mostro” in generale: nei suoi film i morti viventi sono mostri è vero, ma allo stesso tempo sono anche delle vittime del sistema. Poi, ovviamente, ritengo dei maestri del genere soprattutto i registi europei come Mario Bava e Dario Argento

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