#Cannes68 – L’amore al passato. Maïwenn parla di Mon roi

L’attrice e regista ha presentato in competizione il suo quarto film da regista. Con lei anche i protagonisti Emmanuelle Bercot, Vincent Cassel e Louis Garrel

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Ritorna a Cannes quattro anni dopo Polisse, che aveva ottenuto il Premio della giuria. Maïwenn ha presentato questa mattina Mon roi, suo quarto lungometraggio dietro la macchina da presa, storia di Tony, una donna che si trova in un centro di riabilitazione dopo un incidente mentre stava sciando. Lì rivive tutta la tumultuosa storia d’amore che ha vissuto con Georgio. Ad accompagnare la regista ci sono stati, tra gli altri anche i protagonisti Emmanuelle Bercot, Vincent Cassel e Louis Garrel.

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Mon roi fa parte di una specie di trilogia narcisistica – ha detto subito la cineasta – e volevo lavorare con Emmanuelle Bercot”. La storia dei due protagonisti sembra anche più lunga di quella che è mostrata: “Avevo tante cose da raccontare sulla relazione a due e quindi mi interessava inquadrare i personaggi nella loro vita con la loro famiglia, gli amici e il lavoro. Per rappresentare poi 10 anni della vita di una coppia in due ore, bisogna necessariamente fare delle scelte. E comunque la sceneggiatura era di 300 pagine”. Sui tagli che ha dovuto fare: “C’erano più scene con Tony mentre svolgeva la sua professione di avvocato ma poi mi interessava concentrarmi maggiormente sui loro sentimenti perché altrimenti questa parte poteva rischiare di distrarre lo spettatore”. Mon roi è un progetto che ha avuto una lunga gestazione: “A questo film ci ho lavorato da oltre 10 anni. Poi, recentemente, un’amica mi ha raccontato di un incidente che ha avuto e che poi è stata in un centro di riabilitazione. E questa storia mi ha affascinato. Quindi alla fine ho fatto due film in uno”.

vincent cassel ed emmanuelle bercot in mon roimon roiEmmanuelle Bercot ha esitato prima di accettare questo film. ”Avevo paura. Pensavo che fosse troppo faticoso caricarsi un simile personaggio sulle spalle anche se Maïwenn mi ha fatto un bellissimo regalo. E girare con lei è come stare in mezzo al mare”. La parte del film che le è piaciuta di piaciuta di più è quella del centro di rieducazione “perché mi ha dato la possibilità di recitare prevalentemente col mio corpo. E ho come avvertito un dolore fisico reale”. Vincent Cassel, al contrario, ha deciso di accettare subito la parte: “Mi erano piaciuti molto i precedenti film di Maïwenn, in particolare Polisse, e quindi sono stato subito plagiato”. Sull’improvvisazione l’attore ha sottolineato: “Si, c’è stata, ma tutte le parole che diciamo sono scritte nella sceneggiatura. Abbiamo fatto diverse prove quindi l’improvvisazione era come controllata”.

La regista si è poi soffermata sul lavoro con la luce: “Sugli attori, su cui ho concentrato tutte le mie energie, ho voluto mettere la mdp dietro di loro per mostrare anche quello che vedevano loro. Quindi ho evitato una troppo luce naturalista e cercare qualcosa di sofisticato. E alcune riprese, per mostrare il movimento nervoso, ho utilizzato la steadicam”. Infine, sulla presenza di due cineaste in concorso (l’altra è Valerie Donzelli). “Mi sembra una discussione un po’ alla moda e anche inutile. Si scelgono i film per la loro qualità e non per il fatto che sono realizzati da uomini o donne o registi di diverse nazionalità”.

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